Venerdì 21 febbraio, alle 21, il teatro Sannazaro presenta lo spettacolo Molière/ Il Misantropo. Lo spettacolo è una nuova produzione TPE – Teatro Piemonte Europa realizzata assieme a Teatro Carcano – Centro d’Arte contemporanea e Luganoinscena, in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Lo spettacolo replicherà fino domenica 23 febbraio.
Il testo di Molière è stato completamente tradotto e riscritto attraverso la versione italiana e l’adattamento realizzati da Fabrizio Sinisi e dallo stesso Malosti. Sul palco Malosti veste i panni del protagonista Alceste. Accanto a lui una compagnia di grande talento: Anna Della Rosa è Célimène, Sara Bertelà Arsinoè, Edoardo Ribatto Oronte, Roberta Lanave Eliante, Paolo Giangrasso Filinto, Matteo Baiardi Clitandro, Marcello Spinetta Acaste.
Il Misantropo è oggi un testo totalmente «al presente», violento, potente, perturbante. Una commedia tragica, venata di una forma di umorismo instabile e pericolante, che porta in sé, appena al di sotto della superficie comica, le vive ferite e il prezzo altissimo costato al suo autore: in essa emergono le nevrosi, i tradimenti, i dolori di un personaggio capace di trasformare tutto il proprio disagio e la propria rabbia in una formidabile macchina filosofica, esistenziale e politica, che interroga e distrugge qualunque cosa incontri nel suo percorso. Ma questo capolavoro è allo stesso tempo anche il dramma di un essere inadeguato alla realtà, l’allucinata tragedia di un uomo ridicolo, che si scontra con un femminile complesso e modernissimo, rappresentato come un prisma dalle tre figure di donna presenti nel testo, una sorta di misteriosa trinità.
MOLIÈRE / IL MISANTROPO
uno spettacolo di Valter Malosti
versione italiana e adattamento Fabrizio Sinisi e Valter Malosti
Nuova produzione TPE – Teatro Piemonte Europa realizzata assieme a Teatro Carcano – Centro d’Arte Contemporanea eLuganoinscena, in collaborazione con Intesa Sanpaolo
con
Alceste Valter Malosti
Célimène Anna Della Rosa
Arsinoè Sara Bertelà
Oronte Edoardo Ribatto
Eliante Roberta Lanave
Filinto Paolo Giangrasso
Clitandro Matteo Baiardi
Acaste Marcello Spinetta
Scene Gregorio Zurla
luci Francesco Dell’Elba
canzone di Bruno De Franceschi
al contrabbasso:Furio Di Castri
Durata spettacolo: 1h 30’
Orario spettacoli venerdì e sabato ore 21.00 domenica ore 18.00
Prezzo del biglietto biglietti Platea € 20 Palchi € 15
Orario botteghino: dal lunedì al sabato dalle 10.00 alle 20.00
Teatro Sannazaro, via Chiaia, 157 http://www.teatrosannazaro.it info@teatrosannazaro.it
La scimmia immagine-simbolo dello spettacolo è stata realizzata appositamente per Molière / Il Misantropo dall’artista Simone Fugazzotto.
Il Misantropo contemporaneo secondo Valter Malosti
“C’è l’infelice che possiamo definire astratto. Egli è infelice e basta. C’è il più infelice, che odia se stesso. Infine c’è l’infelice assoluto, che odia immediatamente se stesso e mediatamente l’altro. Costui è il misantropo. Non si è considerato abbastanza, però, il misantropo che unisce in sé l’infelice e il più infelice. Chiediamoci allora quale sia il suo scopo. Se la misantropia ne ha uno, è questo: rendere l’infelice il più infelice. Perchè infelici si è, più infelici si diventa”
(Manlio Sgalambro, Della Misantropia, Adelphi, Milano, 2012).
Io odio il teatro anima e corpo
e lo detesto da morire
per me è la cosa più ripugnante che ci sia
ma proprio per questo mi ci sono dedicato
Io odio il teatro
e tutto quello che ha a che fare con il teatro
e mi ci sono dedicato
Lei ci si è dedicato per amore
io mi ci sono dedicato per odio.
(Thomas Bernhard, Claus Peymann compra un paio di pantaloni e viene a mangiare con me, Ubulibri, Milano, 1990)
Nel 1666 Molière debutta con il suo Misantropo: una commedia amara e filosofica, anomala e profetica, secondo molti il suo capolavoro – «un classico del Novecento», scrive Cesare Garboli, «scritto tre secoli fa».
Una commedia di confine, che coglie Molière al momento di farsi buffone del Re: infatti il grande autore nello stesso anno del Misanthrope collabora intensamente alle feste di Saint-Germain, e da quel momento in poi si adopererà sempre più ad organizzare i divertimenti reali. Molière, come scrive acutamente Fausta Garavini, «abbandona la propria intima spoglia al suo personaggio», forse il più autobiografico, se appunto si pensa anche al rapporto di servitù o servilismo nei confronti di Luigi XIV. «Alceste non può vivere nel mondo e fugge nel deserto; Molière deve sopravvivere e si costituisce prigioniero, si dichiara sconfitto. Ma allo stesso tempo dichiara, nel suo fallimento, la forza insuperabile ed eversiva della sua ribellione».
Valter Malosti, dopo il grande successo della sua rilettura de La scuola delle mogli, torna ad affrontare Molière, e lo fa proponendo un Misantropo del tutto inedito. L’Alceste di Malosti è un filosofo, un nero buffone, un folle estremista del pensiero, che assume in sé anche le risonanze più intime e strazianti del dramma molieriano, senza rinunciare alla sottile linea comica, al fuoco farsesco che innerva il protagonista. Accanto a lui, nella parte di un’inedita Célimène, Anna Della Rosa, una fra le attrici più talentuose della sua generazione, ammirata anche al cinema nel film premio Oscar La grande bellezza di Paolo Sorrentino, insieme a un cast di altissimo livello: Sara Bertelà, Edoardo Ribatto, Roberta Lanave, Paolo Giangrasso, tra gli altri. Poiché Il Misantropo è anche testo di grande coralità, che si riscrive in scena con gli attori e che dunque richiede attori di grande finezza, anche per far risaltare i chiaroscuri della scrittura molieriana.
Nel costruire insieme al regista la lingua di questo nuovo Misantropo, il giovane autore Fabrizio Sinisi si confronta con alcuni grandi autori del Novecento, soprattutto Thomas Bernhard. Il testo classico viene qui messo a reazione con un altro grande capolavoro molieriano: quel Don Giovannidi cui il Misantropodiventa la tavola rovesciata e complementare, l’immaginario prologo della dissoluzione: Alceste e Don Giovanni diventano i due volti di una lotta totale e disperata contro l’ipocrisia e il compromesso su cui è costruita la civiltà. Lo spettacolo viene a proporsi quindi come un lucido saggio sul desiderio e l’impossibilità di esaudirlo, sul conflitto tra uomo e donna, uomo e società, uomo e cosmo. Il rapporto di Alceste e Célimène diventa quindi un violentissimo agone, una resa dei conti la cui posta in gioco è – per citare proprio Lacan – la Verità come “ciò che sempre resiste all’intelligenza”.
Ph. Tommaso La Pera
Articolo pubblicato il giorno 17 Febbraio 2020 - 17:22