Pene scontate rispetto alla sentenza di primo grado e conferma delle 3 assoluzioni. E’ stata questa la richiesta del procuratore generale nel corso del processo d’Appello a carico di 7 persone, tra medici ed infermieri degli ospedali di Caserta e Marcianise, accusati della morte di Maria Ammirati, deceduta a soli 35 anni dopo un aborto ed un’odissea tra i due nosocomi.Dinanzi alla sezione presieduta dal giudice Grassi della Corte Partenopea, il procuratore generale ha invocato 2 anni per Maria Tamburro, Maria Golino e Luigi Vitale (condannati a 4 anni in primo grado) e per Nicola Pagano, il ginecologo che aveva in cura la ragazza condannato a 3 anni in primo grado. Il procuratore generale Parisi ha poi chiesto la conferma dell’assoluzione per Carmen Luigia De Falco, Andrea Fusco e Pasquale Parisi, già assolti in primo grado e per i quali la Procura di Santa Maria Capua Vetere aveva impugnato il verdetto.
All’inizio di marzo prenderanno la parola le parti civili, con la madre della ragazza costituitasi in giudizio con l’avvocato Gabriele Amodio mentre gli avvocati Giuseppe Stellato e Mosca difendono altri familiari. Poi sarà la volta dei difensori degli imputati: gli avvocati Andrea Piccolo, Paolo Sperlongano, Giuseppe Foglia, Paolo Trofino e Bernardino Lombardi.
Maria morì nell’estate del 2012 dopo un’intervento di amniocentesi in seguito al quale iniziò a soffrire di forti dolori addominali. Sintomi che la spinsero a recarsi all’ospedale di Caserta dove le venne diagnosticata una colica renale. Venne dimessa. Il giorno successivo la 35enne si recò all’ospedale di Marcianise dove finalmente venne acclarata la perdita di liquido amniotico e la morte del feto. L’infezione provocò nella donna una neuropenia. Così la giovane firmò nuovamente le dimissioni dall’ospedale e si recò nuovamente all’ospedale di Caserta dove arrivò alle 20,15, in condizioni già gravissime, morendo nella notte. Da quel giorno sua madre invoca giustizia a suon di manifesti affissi nelle strade di Caserta e lungo il viale Carlo III.
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