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Inchiesta Clinica Pineta Grande: il Riesame annulla la misura cautelare per il tecnico

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Annullata la misura cautelare del divieto di dimora in Campania per Domenico Romano, architetto di Castel Volturno responsabile dei lavori di ampliamento della clinica Pineta Grande, coinvolto nello scandalo dell’eccellenza medica castellana insieme a Vincenzo Schiavone (patron della clinica) e Giuseppe Schiavone (funzionario della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Caserta).

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In qualità di responsabile dell’ufficio tecnico di parte del presidio ospedaliero, Domenico Romano difeso dagli avvocati Ferdinando Letizia e Vincenzo Petrella é accusato in concorso con Vincenzo Schiavone e Giuseppe Schiavone di abuso d’ufficio, falso in atto pubblico e corruzione riguardo le opere di ampliamento in corso di realizzazione presso la struttura sanitaria Pineta Grande poste sotto sequestro con decreto del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere nel settembre 2019.

Le indagini della Procura di Santa Maria Capua Vetere evidenziarono una molteplicità di vicende illecite coinvolgenti l’allora responsabile dell’ufficio tecnico comunale a Castel Volturno, Carmine Noviello e la fitta rete di connivenze e collusioni tra la parte pubblica (Noviello) e la parte privata rappresentata da tecnici privati come Romano e Giuseppe Schiavone ed imprenditori economici assai ingenti sul territorio castellano come Vincenzo Schiavone.

Le irregolarità riscontrate avevano al centro l’ampliamento in corso di realizzazione della clinica castellana autorizzato da una delibera comunale che però si pone in violazione sulle normative sugli ampliamenti delle strutture sanitarie nonché quelle in materie urbanistica o edilizia. Proprio sul rilascio delle autorizzazioni da parte dei vari UTC che si innesta il filone d’indagine: l’ufficio tecnico castellano si poneva a completa disposizione delle esigenze imprenditoriali del patron della clinica, Vincenzo Schiavone consentendo di superare l’impasse della verifica della compatibilità del progetto di ampliamento con la sostituzione di tavole progettuali di trasformazione di posti letto in posti foresteria.

All’architetto Romano é stata contestata l’assoggettabilità a Vas (Valutazione Ambientale Strategica) del presidio negata dall’architetto perché non ne ricorrevano i presupposti, considerata una connivenza con l’allora tecnico comunale Noviello per aggirare i cavilli burocratici. Convinzione avvalorata dal CTPM designato dalla Procura. La difesa di Romano ha evidenziato l’erronea interpretazione relativa al VAS del perito in quanto riteneva assoggettabile a Vas un intervento edilizio unicamente in ragione delle dimensioni plani volumetriche del progetto senza tener conto che invece venivano escluse dall’ambito di applicazione della VAS.

Contestate a carico di Romano anche l’illegittimità delle autorizzazioni paesaggistiche emesse dalla Soprintendenza poiché l’area in espansione comprendente la clinica era soggetta a vincolo paesistico e l’architetto in qualità di direttori dei lavori aveva appositamente falsato. I difensori hanno dimostrato invece la compatibilità paesaggistica tra le opere in itinere ed il contesto ambientale circostanze.

Il Tribunale del Riesame di Napoli sulla scorta di convincenti motivazioni addotte dalla difesa avvolarate dall’interruzioni dei rapporti con gli altri imputati ha accolto l’istanza di annullamento della misura cautelare del divieto di dimora in Campania consentendo a Romano di esser libero, anche di far ritorno a Castel Volturno. Per Vincenzo Schiavone il Tribunale del Riesame ha disposto la sostituzione della misura cautelare degli arresti domiciliari in quella meno afflittiva del divieto di dimora in Campania. Per Giuseppe Schiavone permane la misura interdittale della sospensione dell’esercizio dei pubblici uffici pari ad un anno.


Articolo pubblicato il giorno 14 Febbraio 2020 - 16:00


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