Il duo formato dal sassofonista Antonio Raia e dal compositore elettroacustico Renato Fiorito, dopo il recente live performativo in compagnia degli artisti dell’immagine Cyop&Kaf, torna ad esibirsi a Napoli ma questa volta nella prestigiosa cappella, a pianta ottagonale, del Pio Monte della Misericordia di Napoli.
Oramai il duo è considerato un punto di riferimento per la scena italiana avant e sperimentale grazie all’album “Asylum” (pubblicato nel 2018 per la portoghese Clean Feed Records) che ha ricevuto attestati di stima dalla critica ed è stato ampiamente promosso sia in Italia che all’estero con molteplici live in festival prestigiosi, spesso condividendo il palco con illustri colleghi (Colin Stetson al Time Zones di Bari, Joe McPhee all’Area Sismica di Forlì, Thurston Moore al Jazz is Dead festival di Torino, Peter Brötzmann al Ground Music Festival in Franciacorta).
La nuova sfida musicale targata Raia/Fiorito si è concentrata su un capolavoro: Le Sette Opere della Misericordia. La rappresentazione del pittore Michelangelo Merisi da Caravaggio, dipinto tra il 1606 e il 1607, è esposta nella cappella dell’edificio monumentale di Napoli situato in piazza Riario Sforza lungo il decumano maggiore. L’opera, unica per bellezza e importanza, è tra le più importanti pitture del Seicento e fu commissionata dai sette giovani nobili napoletani che fondarono il Pio Monte mettendo in atto a loro spese un programma di opere assistenziali.
In seguito ad un lungo periodo di attenti studi sull’opera del Merisi e sul luogo che ospita il dipinto fin dalla sua creazione, i due compositori partenopei si esibiranno in un dialogo per quadrifonia e sassofoni realizzato espressamente per questo evento.
La performance, ideata per dare una rappresentazione sonora delle Sette Opere di Misericordia, verrà eseguita in esclusiva in questa occasione, esaltando particolarmente la capacità del suono di narrare e muoversi all’interno dello spazio che ospita l’evento e accentuandone così il carattere site specific, nel tentativo di tradurre in musica quelle porzioni di vita quotidiane che quasi inconsapevolmente diventano ambasciatrici del sacro.
L’umano agire, nelle sue mancanze e redenzioni, irrompe con forza diventando un tentativo di vedere ciò che sta dentro e oltre le cose.
L’evento è curato da Maurizio Burale ed è coordinato da Luisa Terminiello che dichiara:
“Qui, in questo tempo, non siamo divisi in chirurghi e malati, chi incide e sutura è lo stesso che sanguina. Esposti dalla parte solare del dubbio, la luce è nera, il bianco è il sollievo dei ciechi:
in riconoscenza della bellezza e dello strazio da cui siamo generati, in potenza per volontà, in tenerezza per misura, non siamo qui per possedere né per creare, siamo qui per essere operati dal nostro fare, poiché solo nel fare abbiamo trovato la cura”.
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