Più compatta, più efficiente, ma soprattutto più rossa. La Sf1000, la monoposto che rappresenterà la Ferrari nel Mondiale 2020, convince addetti ai lavori e appassionati che l’hanno vista in anteprima al Teatro Valli di Reggio Emilia. Le sensazioni, pero’, come sempre avviene in questi casi, sono epidermiche, perché saranno poi la pista e il cronometro a dire qualcosa sulle ambizioni della Scuderia. Intanto, il nome richiama un’occasione speciale: il Gran premio numero mille della propria storia, che il Cavallino correrà in Canada il 14 giugno. “Nei 70 anni di storia della Formula 1 – ha ricordato il presidente John Elkann – la Ferrari è l’unica che ha partecipato fin dall’inizio. Ci sono state 991 gare, di cui 238 vinte. E, nonostante tutte queste vittorie, la fame è ancora enorme”. La presentazione della macchina del 2020 ha portato con sé anche un’altra novità: per la prima volta è stata fatta fuori casa, anche se a pochi chilometri da Maranello. La scelta, il Teatro Valli di Reggio Emilia, non è stata però assolutamente casuale. Nella città dov’è nato il primo tricolore, la Ferrari ha voluto ribadire la propria italianità: “La Ferrari – ha detto sempre Elkann – è orgogliosa dell’Italia e di rappresentare l’Italia nel mondo”. Al di là delle caratteristiche tecniche, una power unit più efficiente e un layout più compatto, la prima cosa che è balzata agli occhi dei tifosi l’ha sottolineata subito dal palco Sebastien Vettel, confermato al volante insieme a Charles Leclerc: la rossa di Maranello è tornata ad essere più rossa, rispetto alla tonalità cromatica più scura vista nelle precedenti edizioni del Mondiale. Nell’attesa di vedere la Sf1000 in pista, il team del Cavallino sa pero’ anche che il 2020 è un anno più delicato del solito. L’obiettivo, infatti, è duplice: da una parte tornare a essere competitivi per riportare in Ferrari un titolo Mondiale che manca da 12 anni fra i costruttori e da 13 fra i piloti, dall’altra cominciare a pensare al 2021 quando una rivoluzione nei regolamenti aprirà una nuova epoca nella storia della Formula 1. “Il nostro gruppo deve crescere – ha detto il team principal, Mattia Binotto – imparerà dagli errori fatti, dobbiamo concentrarci sull’affidabilità. La sfida che ci attende nel 2021 è una sfida epocale, uno dei cambi più grossi dall’inizio della Formula 1”. Ma, sempre per dirla con Binotto, “la competizione e’ nel nostro dna”, e quindi il 2020 non potrà essere interpretato come un semplice anno di transizione. Lo sanno bene Vettel e Leclerc, chiamati a conferme e nuove sfide. “Mi sono preparato tantissimo – ha detto il giovane pilota monegasco – sono stato in montagna per preparare la stagione al meglio. Mi sono preparato anche mentalmente. Ho lavorato con la squadra per la migliore auto possibile, voglio imparare dai miei errori ed essere un pilota migliore dello scorso anno”. Al suo fianco Vettel, senza gerarchie predefinite. Che chiede ai tifosi “pazienza”, perché lo sviluppo del progetto vincente richiede passione e cuore, ma anche tanto lavoro, in pista e fuori.
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