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Coronavirus: ecco perché si parla di ‘cigno nero’

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Un ‘cigno nero’, ovvero evento raro e imprevedibile: isolato, perche’ non rientra nel campo delle normali aspettative umane. Ma drammatico, perche’ capace di sconvolgere le vite, cambiare le percezioni, far collassare a volte interi sistemi politici, intere economie. Non e’ un caso che l’epidemia di coronavirus sia spesso associata al concetto di ‘cigno nero’, fortunata formula per descrivere come l’improbabile governi l’esistenza dell’uomo, coniata dal matematico libanese Nassim Nicholas Taleb. “Cigno nero” e’ il titolo di un best seller globale dato alle stampe nel 2007. Nella definizione di Taleb, si puo’ parlare di ‘cigno nero’ quando siamo di fronte ad avvenimenti inattesi e sorprendenti. Impossibili da prevedere, ma a volte anche impossibili da immaginare. La storia dell’uomo sarebbe piena di queste estemporanee costanti; come l’ascesa del nazismo, o l’avvento di Internet, la crisi finanziaria del 2007, o il dissolvimento dell’impero sovietico. Spesso sentiamo attribuire la definizione di ‘cigno nero’ a eventi negativi. Ma non e’ questo il senso pensato da Taleb. Un ‘cigno nero’ non ha necessariamente un connotato positivo o negativo, piuttosto rappresenta un corto circuito della ragione. Se le relazioni causa-effetto sono il principale strumento con cui gli uomini danno un senso al mondo, cercando di governarne gli eventi, il ‘cigno nero’ ne e’ una sorta di imprevedibile epifania del fallimento: sorprende, costringe a volte a cambiare la visione delle cose, scardina le certezze o i pregiudizi. Proprio come cambio’ quelle degli europei convinti che tutti i cigni fossero bianchi fino a quando, nel XIV secolo, un gruppo di esploratori in Australia scopri’ una baia popolata da cigni completamente neri. Un evento straordinario per l’epoca, imprevedibile, a cui Taleb ha dedicato il titolo del suo libro.


Articolo pubblicato il giorno 26 Febbraio 2020 - 19:40

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