L’allarme Coronavirus è scattato anche in Italia dopo sedici contagiati al Nord Italia tra cui anche operatori sanitari. In alcuni ospedali della provincia di Napoli mancano i dispositivi di protezione per gli operatori sanitari da indossare in caso di contatto con persone affette da Coronavirus. E’ la denuncia di alcuni soccorritori. Si tratta di guanti, mascherine, occhiali e tute che hanno la funzione di proteggere tutti gli addetti al soccorso. Tutti i dispositivi sarebbero stati già ordinati ma non risulterebbero essere in dotazione al personale sanitario. Anche i medici di Lodi, territorio dove si sono registrati alcuni casi di Coronavirus, hanno denunciato la mancanza di mascherine. In Campania nel pomeriggio di oggi un bambino di tre anni, originario di Cava de’ Tirreni, è stato trasferito all’ospedale Cotugno di Napoli per sospetto Coronavirus, il piccolo è attualmente sotto osservazione ed in attesa di ulteriori esami.
“Non possiamo sottovalutare questo fenomeno, I dati parlano chiaro, il virus è arrivato anche in Italia e sui primi 12 contagiati, 5 sono operatori sanitari Medici e Infermieri, bisogna subito pianificare tutte le azioni possibili per evitare che questo fenomeno si allarghi ancora di più, soprattutto in regioni come la nostra o quelle del sud, con una sanità ancora troppo disastrata e non all’altezza di affrontare una vera è propria emergenza, un piccolo focolaio a Napoli oggi potrebbe innescare una vera e propria bomba chimica sulla città”, spiega Lello Pavone responsabile sindacale della Fials Asl Napoli1. Che poi aggiunge: “Bisogna che gli ospedali, il territorio e i servizi di emergenza siano subito pronti per affrontare tale evenienza, bisogna subito potenziare il personale scorrere subito le graduatorie e stabilizzare tutti i precari per non perdere professionalità acquisite, potenziare con nuovi acquisti tutti i Dpi dispositivi di protezione individuali, costruire già da oggi percorsi e linee guida certi e sicuri, emanare Protocolli e procedure atte a prevenire tale fenomeno, individuare aree all’interno degli ospedali idonee ad attuare l’isolamento, potenziare il presidio Cotugno, ospedale delle malattie infettive, che potrebbe non bastare, quindi bisognerebbe pensare di individuare altri spazi adatti ad ospitare tali pazienti, come ad esempio tutta la parte non ancora aperta dell’ospedale del mare, interi reparti ancora chiusi che in una situazione del genere potrebbero servire per l’isolamento, insomma bisogna agire e pianificare oggi, perché la prima regola in sanità è quella di prevenire, bisogna essere pronti, perché pur non volendo fare allarmismo, ma bisogna dire la verità la situazione è seria e se trascurata può trascendere e espandersi molto rapidamente”.
Articolo pubblicato il giorno 21 Febbraio 2020 - 19:54