Sono salite a 426 le vittime del Coronavirus mentre i contagi hanno toccato le 19.852 unità di cui 19.668 in Cina. E’ quanto riferisce il quotidiano di Hong Kong, South China Morning Post, sulla base dei dati diffusi dal Ministero della Sanità di Pechino e da altre autorità cinesi. Del totale delle persone morte, 425 sono avvenute in Cina e una in altri paesi asiatici non meglio precisati. I contagiati fuori dalla Cina sono 184 tra cui 21 in Europa, 15 in Nord America e 12 nell’area australe. Salgono a 20.438 i casi di infezione da coronavirus in Cina. Lo riferisce la Commissione sanitaria nazionale precisando che sono stati confermati 3.235 nuovi casi di infezione di cui 2345 nella provincia di Hubei. La Commissione conferma che il bilancio delle vittime è salito a 425 nel Paese (più uno in un’altra area asiatica) con 64 nuovi morti, tutti nella provincia di Hubei. Attualmente ci sono 2.788 infettati considerati in condizioni gravi mentre 632 persone con infezione conclamata sono stati curati e dimessi. La Commissione riferisce poi che attualmente sono state rintracciate 221.015 persone che sono state in stretto contatto con l’infezione e che 171.329 persone sono in questo momento sotto osservazione medica. Un uomo e’ morto a Hong Kong per il coronavirus cinese. Lo ha annunciato l’emittente di Hong Kong Tvb (Television Broadcasts Limited). Si tratta della prima vittima del coronavirus nell’ex colonia britannica. Il primo decesso, confermato dalla Hospital Authority di Hong Kong, cade nel mezzo delle proteste del personale medico che ieri ha iniziato un pacchetto di 5 giorni di sciopero contro il rifiuto del governo locale di chiudere la frontiera con la Cina per contenere il coronavirus. Una situazione che ha portato anche i servizi ospedalieri di emergenza a finire sotto pressione per carenza di personale, tanto da risultare “gravemente colpiti”, sempre secondo la Hospital Authority, che ha sollecitato i pazienti con patologie non gravi a consultare ospedali o cliniche private. L’uomo, residente a Whampoa Gardens, si era recato a Wuhan, focolaio dell’infezione, il 21 gennaio, prima di tornare a casa il 23 gennaio da Changahanan. Il suo era il 13/o caso, sui 15 totali, di contagio nell’ex colonia dopo che la scorsa settimana si era recato al Queen Elizabeth avvertendo dolori muscolari e febbre, finendo poi in isolamento. Il Centro per la Protezione della salute ha detto che l’uomo non aveva visitato strutture sanitarie o mercati nel periodo di incubazione del virus.
Articolo pubblicato il giorno 4 Febbraio 2020 - 07:01