A poco più di due settimane dall’inizio del processo per l’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, che vede sul banco degli imputati due universitari americani, dalle carte dell’indagine spunta il video in cui compare Gabriel Christian Natale Hjorth bendato in una stanza della caserma di via In Selci. Si tratta delle fasi successive al suo fermo e, in particolare, i minuti in cui e’ stato tenuto con una sciarpa davanti agli occhi, seduto su una sedia in una stanza della caserma di via In Selci. Le foto del giovane avevano fatto il giro del mondo e innescato due diverse inchieste giudiziarie. Il filmato e’ stato girato con un telefonino da Andrea Varriale, il collega che era di turno con Cerciello la notte del 26 luglio. E’ depositato agli atti del filone di indagine che coinvolge, per la vicenda della benda, due altri carabinieri. Varriale ha depositato il video, che non è stato mai diffuso dall’autore, pochi giorni dopo l’arresto di Hjorth e Finningan Lee Elder. La decisione di filmare Hjorth è stata giustificata da Varriale, che non è indagato per questa vicenda, come esigenza investigativa in quanto era sua intenzione, ha sostenuto, registrare la voce del fermato per metterla in relazione con quella ascoltata al telefono nel corso della “trattativa” fatta con il facilitatore dei pusher, Sergio Brugiatelli, per la restituzione della borsa sottratta poche ore prima nella zona di Trastevere. Le mani dietro la schiena, il capo chino e una sciarpa a coprirgli gli occhi: cosi’ appare il giovane nel video, nel quale si sentono anche le voci dei carabinieri che lo stanno indagando. Hjorth risponde in un italiano stentato. “Come ti chiami?”, chiedono i militari. “Che cambia?”, risponde lui. Poi le domande vanno avanti e vertono su una “felpa rossa”. “Dov’e’?”, chiedono i carabinieri. Lui stenta come se non avesse capito la domanda. Il video si chiude dopo una cinquantina di secondi. Per i legali di Hjorth il “video documenta in maniera evidente non solo il trattamento umiliante e contrario alla dignità della persona al quale è stato sottoposto ma anche l’insostenibilità delle giustificazioni fornite da più parti al momento della pubblicazione della foto del bendaggio. E’ inimmaginabile che in un Paese civile si possa assistere ad un simile trattamento di una persona privata della libertà personale”, affermano i legali gli avvocati Francesco Petrelli e Fabio Alonzi. Per quanto avvenuto in caserma rischiano di finire sotto processo il carabiniere Fabio Manganaro, per l’accusa “di misura di rigore non consentita dalla legge” per avere materialmente bendato il giovane californiano, mentre al collega Silvio Pellegrini e’ contestato il reato di abuso d’ufficio e pubblicazione di immagine di persona privata della libertà per avere scattato la foto (non si e’ mai parlato di video), poi diffusa. Sempre per la vicenda della foto, scattata in un ufficio di via in Selci, gli inquirenti hanno accertato che venne diffusa “su almeno due chat Whatsapp, delle quali una dal titolo ‘Reduci ex Secondigliano’ con 18 partecipanti, dalla quale veniva poi ulteriormente diffusa da terzi ad altri soggetti e chat” arrecando al giovane statunitense “un danno ingiusto”. Pellegrini, inoltre, avrebbe anche fornito “specifiche indicazioni sui primi risultati investigativi ottenuti (riguardo ad esempio il fatto che i ragazzi erano in cerca di cocaina) violando quindi i doveri inerenti alle funzioni o al servizio o comunque abusando delle sua qualità”: in questo modo “rivelava a terzi notizie che dovevano rimanere segrete (tale essendo quella relativa alla individuazione di sospettati nel corso delle indagini di polizia giudiziaria) e comunque ne agevolava la conoscenza”.
Articolo pubblicato il giorno 14 Febbraio 2020 - 07:14