Era un gruppo camorristico particolarmente invasivo, capace di trasformare la violenza in affari, e strettamente legato ai vertici del clan Lo Russo che dalle carceri, anche via telefono, impartivano ordini agli affiliati: sono conosciuti come quelli di “abbasc Miano” (“quelli di Miano bassa”) le 31 persone arrestate oggi dai carabinieri e dalla Dia nell’ambito di una indagine della DDA (pm Enrica Parascandolo e Alessandra Converso, procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli). Tra i destinatari delle 35 misure cautelari emesse gip di Napoli Claudio Marcopido (quattro destinatari al momento mancano all’appello) figurava anche Stefano Bocchetti ucciso il 23 gennaio in un circolo ricreativo di Miano, quartiere della periferia a nord di Napoli. Gli investigatori hanno sequestrato una cospicua quantità di pizzini sui quali gli indagati non solo segnavano i nomi delle vittime estorsioni e dell’usura ma anche le modalità, più o meno violente, da adottare per “ammorbidirli”. In sostanza minacce “ad hoc” a seconda della tipologia delle vittime. Per gli inquirenti il gruppo di “abbasc Miano” era quello che destava maggiore preoccupazione dal punto di vista della sicurezza pubblica a causa della sua particolare aggressività e anche per la trasversalità degli illeciti che commettevano: dallo spaccio della droga alle frodi fiscali, passando per le estorsioni e l’usura.
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