Sta facendo shopping e, per non sbagliare, fa una videochiamata al compagno detenuto che, malgrado fosse in carcere ha a disposizione un Iphone attraverso il quale può fargli vedere la merce che sta per acquistare. Non solo, durante la video chiamata, entrambi chiedono un parere a un altro detenuto. Hanno intercettato anche questo gli inquirenti della Procura Antimafia partenopea nel corso delle indagini che oggi hanno portato all’arresto di 32 persone ritenute appartenenti al gruppo camorristico napoletano “abbasc Miano” (35 le misure cautelari emesse dal gip di Napoli su richiesta della DDA). Gli interlocutori sono Maria Trambarulo (nipote di Gennaro Trambarulo, ritenuto elemento di spicco dell’Alleanza di Secondigliano) e il suo compagno, il boss del clan Lo Russo, detto “dei Capitoni” Salvatore Silvestri, detenuto nel carcere di Terni. Ma il boss Salvatore Silvestri, emerge dall’attività instigativa della Dia e dei carabinieri (Nucleo Investigativo e compagnia Vomero) di Napoli, non era il solo ad avere a disposizione il telefono in cella, tra i detenuti del clan ristretti nel capoluogo partenopeo (tra le carceri di Secondigliano e Poggioreale), ma ciò avveniva anche in altre strutture detentive dello Stivale. Il boss usa il cellulare per impartire ordini (come quando chiede alle nuove leve di non fargli mancare il sostentamento economico), per tenersi in contatto con la famiglia, ma anche per stringere amicizia e progettare affari, ovviamente illeciti, con il baby boss della “paranza dei bambini”, Pasquale Sibillo, che è detenuto nello stesso carcere.
Articolo pubblicato il giorno 7 Febbraio 2020 - 23:45