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Si erano dotati di telefoni cellulari in grado di criptare tutte le tipologie comunicazione (voce, messaggi e chat) i componenti la banda di narcotrafficanti sgominata dalla Guardia di Finanza nel corso dell’operazione coordinata dalla DDA partenopea (pm Ida Teresi) scattata oggi tra le province di Napoli e Caserta. I finanzieri ne hanno sequestrati di diversi tipi: uno, in particolare, è addirittura capace di utilizzare un sistema criptografico di livello militare ed è dotato anche di una funzione che consente la cancellazione totale e irrecuperabile dei dati anche da remoto. Tra i beni sequestrati figura anche la nota trattoria-gourmet “Tufò”, che si affaccia in via Posillipo, a Napoli. Lì, secondo gli investigatori, ci sono stati alcuni summit tra Ciro Capasso, ritenuto vicino al clan degli Scissionisti e all’ala economica dei clan Contini, il figlio Antonio e altri componenti la banda di narcotrafficanti. Per salvaguardare i lavoratori è stato nominato un amministratore giudiziario che garantirà il prosieguo delle attività. Ciro Capasso, ritenuto vicino al clan camorristico dei Scissionisti nonché all’ala economica dei Contini, è tra i principali esponenti dell’organizzazione di narcos sgominata oggi dalla Guardia di Finanza di Napoli. La sua famiglia, al pari di altri cinque nuclei familiari dei soggetti destinatari dei provvedimenti cautelari, sono risultati beneficiari del reddito di cittadinanza. Tra i sequestri, anche le società di gestione del noto ristorante ‘Tufò” di Napoli. Capasso, che negli anni ha operato a favore dei clan come vero e proprio broker del narcotraffico, dopo aver subito una grave crisi finanziaria – superata grazie alla sua compagna che intermediò con i clan per dilazionare un debito di 1 milione di euro in seguito ad un sequestro di droga – e dopo essere tornato in libertà, negli anni è riuscito a riprendere a pieno regime la sua attività investendo parte dei suoi guadagni nel settore della ristorazione. Proprio all’interno di uno dei locali in gestione, la trattoria-gourmet Tufo in via Posillipo si sono tenute alcune riunioni tra Capasso, il figlio Antonio e altri membri dell’associazione finalizzate a concordare l’acquisto di considerevoli quantitativi di cocaina. Durante uno degli incontri monitorati dagli esperti del Gico, era presente Rosario Lumia il quale dopo qualche giorno, nel 2018, fu arrestato per aver nascosto nella sua auto oltre 33 kg di cocaina; nella sua abitazione furono sequestrati anche oltre 200mula euro in contanti, 14mila dollari statunitensi e tre orologi di russo. Nei confronti degli indagati è stato eseguito anche il sequestro di 7 società, immobili, 13 veicoli e 68 rapporti finanziari.
Articolo pubblicato il giorno 4 Febbraio 2020 - 16:30