Defini’ un giovane cronista “pseudo-giornalista” e “portavoce della Procura” nel corso di un intervista resa ad un sito. Il boss della camorra casertana Augusto La Torre e’ comparso oggi in Tribunale di Napoli per difendersi dall’accusa di diffamazione aggravata contestata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli sulla base della querela presentata dal cronista, il 31enne Giuseppe Tallino di Cronache di Caserta (difeso da Francesco Parente); non e’ stata pero’ contestata l’aggravante mafiosa. La Torre, detenuto dal 1996, si e’ presentato in aula con un cappotto color cammello, accompagnato da tre poliziotti dei Reparti speciali della Penitenziaria; recluso a Campobasso, avrebbe potuto, come tanti altri camorristi, collegarsi in video-conferenza, ma ha voluto essere presente. Il suo legale ha chiesto poi che il processo si svolgesse a porte chiuse “per la sicurezza del mio assistito e della parte offesa”, e il giudice monocratico Roberta Attena ha accettato; il legale del boss ha inoltre sollevato eccezione di incompetenza territoriale chiedendo al giudice di disporre lo spostamento del processo ad Ivrea, in quanto l’intervista fu resa da La Torre proprio nel carcere piemontese, o in subordine a Santa Maria Capua Vetere, dove e’ stata presentata la denuncia. Il giudice ha poi disposto la costituzione di parte civile per Tallino e il suo giornale Cronache di Caserta; il cronista e’ tuttora sottoposto a vigilanza dinamica da parte della Polizia di Stato
Articolo pubblicato il giorno 26 Febbraio 2020 - 14:20