Presentati i risultati delle indagini archeologiche in corso nell’area Parco archeologico di Paestum e Velia. Durante l’incontro, svoltosi presso il museo di Paestum e al quale hanno partecipato, oltre al direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel, gli archeologi impegnati sul campo, si e’ fatto il punto sui progressi e le novita’ emerse dalle indagini del 2019 e che hanno visto coinvolte numerose zone dell’antica colonia magnogreca di Poseidonia. Al centro dell’appuntamento, gli scavi effettuati presso l’Athenaion, che ha visto impegnati gli archeologi dell’universita’ di Salerno e cui risultati sono stati presentati da Fausto Longo e Maria Luigia Rizzo; i saggi di scavo realizzati nell’agora’ di Poseidonia e diretti dagli archeologi Emanuele Greco e Marina Cipriani per la “Fondazione Paestum”; le indagini presso il “sacello-heroon” svolte dagli archeologi dell’Universita’ degli Studi di Napoli “L’Orientale”; gli scavi presso la “Casa dei sacerdoti”, nel santuario meridionale, effettuati da Giovanni Di Maio e Serenella Scala di Geomed e gli scavi presso il santuario di Hera da parte degli archeologi dell’Universita’ “Federico II” di Napoli. “E’ stata una giornata di studi particolarmente importante – spiega il direttore del Parco Archeologico di Paestum e Velia Zuchtriegel – Abbiamo fatto il punto della situazione con le equipe impegnate nelle attivita’ di scavo e la nostra intenzione e’ quella di rendere questa giornata di studi un appuntamento annuale. Il mondo della comunicazione negli ultimi anni e’ profondamente cambiato, soprattutto in seguito alle nuove modalita’ impresse dalla nascita dei social. E’ necessario che anche il mondo dell’archeologia superi i modelli di comunicazione finora adottati e trovi moduli e strumenti idonei a questi tempi di grandi cambiamenti. Un tempo, all’indagine archeologica faceva seguito una fase dedicata alle risposte da dare ai ritrovamenti e solo alla fine si comunicavano i risultati. Oggi e’ giusto che tutte le fasi della ricerca e della indagine siano condivisi con il pubblico, evitando assolutamente la spettacolarizzazione da un lato ma superando i vecchi modelli di comunicazione dell’archeologia dall’altro”.
Articolo pubblicato il giorno 21 Febbraio 2020 - 18:15