#VERITA' PER ANGELO VASSALLO
Gif_Masthead_970x250px_Cronacamp_prevenzione
#VERITA' PER ANGELO VASSALLO
ULTIMO AGGIORNAMENTO : 23 Dicembre 2024 - 07:14
10.9 C
Napoli
Gif_Masthead_970x250px_Cronacamp_prevenzione

Virus, c’è anche un robot per curare i pazienti cinesi

facebook

SULLO STESSO ARGOMENTO

Oroscopo di oggi 23 dicembre 2024

Il primo caso di infezione da coronavirus 2019-nCoV risale al primo dicembre e la persona infettata non era stata al mercato ittico di Wuhan. E’ quanto emerge dalla ricostruzione delle prime fasi dell’epidemia pubblicata sulla rivista The Lancet e segnalata dalla rivista Science sul suo sito. Dei primi 41 casi esaminati dal gruppo di ricerca cinese guidato da Chaolin Huang, dell’ospedale Jin Yin-tan di Wuhan, 27 (pari al 66%) erano stati al mercato a partire dal 10 dicembre. “La comparsa dei sintomi nel primo paziente identificato risale al primo dicembre 2019”, si legge su The Lancet. “Nessuno dei suoi familiari – proseguono gli autori della ricerca – ha sviluppato febbre ne’ altri sintomi respiratori”. Al momento, inoltre, “non ci sono legami epidemiologici fra il primo paziente e gli altri casi”.
C’è anche un robot fra il personale che sta assistendo uno dei pazienti positivi al virus cinese negli Usa. l’uomo, riporta la Cnn, è stato ricoverato al Providence Regional Medical Center di Everett, nello Stato di Washington al ritorno da un viaggio nella zona da dove si è originata l’epidemia. Il robot è dotato di videocamera e microfono, per permettere il contatto con i medici, e di uno stetoscopio, e viene guidato da un operatore che si trova all’esterno della stanza di stretto isolamento dove si trova il paziente. Quando e’ necessario entrare in contatto ‘di persona’ con il paziente gli operatori indossano invece delle tute e dei caschi speciali. “E’ uno dei modi che abbiamo studiato per minimizzare il rischio di diffusione del virus – spiega George Diaz, uno dei medici dell’ospedale – gli infermieri guidano il robot nella stanza cosi’ da poter controllare il paziente nello schermo e parlargli. L’uso di questa tecnologia minimizza l’esposizione dello staff medico alla persona infettata”. Il protocollo, spiega l’esperto, e’ stato messo a punto dopo l’epidemia di Ebola del 2014, quando ci fu un caso importato proprio negli Usa che fini’ per contagiare un’infermiera.


Articolo pubblicato il giorno 27 Gennaio 2020 - 11:05

Torna alla Home
facebook

DALLA HOME


googlenews

CRONACA NAPOLI

PUBBLICITA

Cronache è in caricamento