Da bandiera della nazionale di calcio turca, con la quale detiene ancora il record di gol segnati, a nemico pubblico, esiliato negli Stati Uniti dove per vivere si ritrova oggi costretto a fare l’autista di Uber e altri lavoretti. E’ la parabola dell’ex stella del calcio Hakan Sukur, un passato da giocatore anche in Italia con Torino, Inter e Parma, con cui vinse la Coppa Italia. Ora Sukur confessa la sua nuova condizione in un’intervista alla tedesca Welt am Sonntag. Causa della propria rovina, denuncia, la sua opposizione al presidente Recep Tayyip Erdogan, che gli sarebbe costata il congelamento di tutti i beni nel suo paese di origine. “Mi ha preso tutto. Il mio diritto alla liberta’, il diritto di spiegarmi, di esprimermi, il diritto al lavoro”, accusa l’ex giocatore, un tempo vicino al sultano di Ankara prima di un repentino allontanamento. Dopo essersi ritirato dal calcio giocato nel 2008 con uno status da quasi eroe nazionale, nel 2011 Sukur entro’ nell’Akp, il partito di Erdogan. Sull’onda della propria fama sportiva, era addirittura entrato in parlamento, da cui si dimise nel 2013, dopo un’inchiesta per corruzione a carico dell’attuale presidente. Nel 2015, Sukur ha quindi lasciato il Paese per gli Stati Uniti, dopo che per lui la situazione in patria si era fatta troppo pesante. “Il negozio di mia moglie era stato colpito da un lancio di pietre, i miei figli ricevevano molestie per strada. Ho subito minacce dopo ogni dichiarazione che ho fatto”, racconta al domenicale tedesco. Ma anche dopo la fuga negli States le cose non sono migliorate. “Quando me ne sono andato – dice – hanno rinchiuso mio padre. E tutto cio’ che avevo e’ stato confiscato”. Prima di finire a fare l’autista di Uber a Washington, Sukur ha anche provato ad aprire un locale nella capitale americana, che tuttavia ha dovuto chiudere dopo avere subito pressioni. “Venivano persone strane nel mio bar e si mettevano a suonare musica tradizionale turca”, spiega. Dopo questi episodi, e’ stato anche messo sotto protezione della polizia per un certo periodo e persino l’Fbi e’ stato coinvolto. Nel 2016 e’ stato anche accusato di avere partecipato al tentato colpo di stato contro Erdogan, orchestrato secondo il presidente turco dal suo rivale Fethullah Gulen. Da allora sulla sua testa pende anche un mandato d’arresto che gli impedisce di rimettere piede in Turchia. Un destino che lo accomuna, pur con tutte le differenze del caso, a quello di un altro sportivo, il cestista della Nba Enes Kanter, in forza ai Boston Celtics. A lui Ankara nel 2017 ha addirittura revocato la cittadinanza dopo il suo appoggio a Gulen e una serie di dichiarazioni di fuoco contro Erdogan.
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