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‘Sto vivendo un incubo’, la lettera del ristoratore napoletano arrestato a Dubai e scambiato per il narcos ricercato Bruno Carbone

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!-- Arrestato all'aeroporto di Dubai lo scorso 20 dicembre e da allora in stato di detenzione. Parliamo del broker della droga latitante Bruno Carbone o meglio, di una persona che è stata arrestata per sbaglio ritenendo che si trattasse del 40enne in fuga. E' quanto afferma Salvatore Alfano, fratello del 43enne Domenico Alfano, l'uomo originario del quartiere Stella e di professione ristoratore a Panama, che sarebbe finito in manette perché ritenuto il narcos ricercato, ovvero per uno scambio di persona. E" lo stesso Domenico, difeso dall'avvocato Giacomo Pace, a raccontare la sua odissea in una lettera spedita dal carcere in cui si trova. "Ho cittadinanza italiana e un unico passaporto scrive - mia moglie è colombiana con cittadinanza italiana e ho due bambini, una di 13 anni e un altro di 9 anni, tutti residenti a Panama". Spiega poi nel dettaglio quella che potrebbe essere definita un'odissea giudiziaria. "Possiedo un ristorante pizzeria a Panama, a Santiago de Veraguas. Il 18 dicembre siamo partiti da Panama per Dubai, per una vacanza di 30 giorni - dice - Dopo aver fatto una sosta in Francia, abbiamo continuato il nostro viaggio e siamo arrivati a destinazione a Dubai alle 4:25 ora locale, con il volo Air France 658". Poi la sorpresa. "Felice con la mia famiglia, prendiamo le valigie attendendo di uscire, quando è arrivato un uomo con la giacca e ci invita a seguirlo insieme a mia moglie e ai figli, passando davanti agli altri passeggeri". "Inizia il mio incubo - scrive - Alla porta dell 'aereo due persone mi chiedono il passaporto e mi chiedono se il mio nome sia Domenico Alfano " quindi un nuovo invito a seguirli insieme alla famiglia. Domenico chiede di spiegare cosa stesse succedendo, senza parlare inglese. I due si qualificano e dicono di essere dell'Interpol. Una volta a ridosso dell'ufficio immigrazione Domenico viene separato dalla moglie e dai figli. Cominciano i controlli del bagaglio e del passaporto. "Mi hanno portato in un ufficio, cercando di farmi capire gli ho presentato un biglietto da visita del mio ristorante - spiega A quel punto l'uomo che aveva prelevato ha scattato una foto e se'è andato". "Mi hanno messo in una cella - spiega - e mi hanno fatto altre foto. Due o tré ore dopo aver atteso, mi hanno messo le manette e mi hanno trasferito in prigione in una cella fino a notte ". Gli agenti Interpol lo interrogano con un cellulare dotato di traduttore istantaneo. "mi hanno mostrato le foto di due uomini con due nomi e cognomi diversi dicendo che sono entrambe esponenti della criminalità e dicono che mi stanno cercando". "Avevo capito che sì trattava di uno sbaglio di persona e che avrei risolto il problema presto ". Hanno preso le impronte digitali e fatto un piccolo prelievo di sangue per un test del Dna. "Mi liamo detto che posso essere calmo che se non sono io il ricercato e che la risposta dall 'Italia sarebbe arrivata presto e che mi avrebbero rilasciato. Oggi, 16 gennaio 2020, sono ancora qui, rinchiuso da 28 giorni. Tutta la mia vita sta finendo, tutte i miei impegni di lavoro stanno andando a rotoli, il danno psicologico alla mia famiglia è indescrivibile, scrivo questa lettera in modo che tutti sappiano la verità sul! 'incubo che stiamo vivendo ". Conclude così Alfano. 0 RIPRODUZIONE RISERVATA "La mia vita sta andando a rotoli, così come il lavoro" -tit_org- Io narcos latitante? E uno sbaglio -->

“E’ uno sbaglio di persona, io non sono Bruno Carbone, mi chiamo Domenico Alfano”. L’imprenditore napoletano ha inviato una lettera alle autorità italiane attraverso suo fratello Salvatore e anche agli organi di stampa. Sta vivendo un incubo dal 20 dicembre scorso. E’ stato arrestato all’aeroporto di Dubai in transito da panama perché sospettato di essere il noto narcos internazionale e ricercato Bruno Carbone di Marano legato a doppio filo a Raffaele Imperiale. Alfano, 40 anni, è originario del quartiere Stella, vive a Santiago de Veragues nella Repubblica di Panama, dove gestisce un ristorante e una pizzeria. Era partito con la famiglia (moglie colombiana e 2 figli di 13 e 9 anni) per Dubai per trascorrervi il Natale e Capodanno. L’uomo, difeso dall’avvocato Giacomo Pace, spiega nella lettera: “Possiedo un ristorante pizzeria a Panama, a Santiago de Veraguas. Il 18 dicembre siamo partiti da Panama per Dubai, per una vacanza di 30 giorni – dice – Dopo aver fatto una sosta in Francia, abbiamo continuato il nostro viaggio e siamo arrivati a destinazione a Dubai alle 4:25 ora locale, con il volo Air France 658. Felice con la mia famiglia, prendiamo le valigie attendendo di uscire, quando è arrivato un uomo con la giacca e ci invita a seguirlo insieme a mia moglie e ai figli, passando davanti agli altri passeggeri. Inizia il mio incubo.  Alla porta dell’aereo due persone mi chiedono il passaporto e mi chiedono se il mio nome sia Domenico Alfano, quindi un nuovo invito a seguirli insieme alla famiglia.Chiedo spiegazione e di capire cosa stesse accadendo. Mi hanno separato da mia moglie e dai figli. Mi hanno portato in un ufficio, cercando di farmi capire gli ho presentato un biglietto da visita del mio ristorante. A quel punto l’uomo che aveva prelevato ha scattato una foto e se’è andato. Mi hanno messo in una cella  e mi hanno fatto altre foto. Due o tre ore dopo aver atteso, mi hanno messo le manette e mi hanno trasferito in prigione in una cella fino a notte. Mi hanno interrogato con un cellulare dotato di traduttore istantaneo. Mi hanno mostrato le foto di due uomini con due nomi e cognomi diversi dicendo che sono entrambe esponenti della criminalità e dicono che mi stanno cercando. Avevo capito che sì trattava di uno sbaglio di persona e che avrei risolto il problema presto. Hanno preso le impronte digitali e fatto un piccolo prelievo di sangue per un test del Dna. Mi hanno detto che posso essere calmo che se non sono io il ricercato e che la risposta dall’Italia sarebbe arrivata presto e che mi avrebbero rilasciato. Oggi, 16 gennaio 2020, sono ancora qui, rinchiuso da 28 giorni. Tutta la mia vita sta finendo, tutte i miei impegni di lavoro stanno andando a rotoli, il danno psicologico alla mia famiglia è indescrivibile, scrivo questa lettera in modo che tutti sappiano la verità sul! ‘incubo che stiamo vivendo “.

(nella foto l’aeroporto di Dubai e il vero ricercato Bruno Carbone)


Articolo pubblicato il giorno 17 Gennaio 2020 - 08:38
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