Un traffico di capi e accessori di lusso contraffatti che avveniva sulla rete internet è stato individuato dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Ancona, a seguito di una vasta operazione denominata ”spider web” coordinata dalla locale procura della repubblica. Le indagini hanno portato alla denuncia di 35 persone coinvolte e il sequestro di prodotti e accessori di lusso contraffatti che avrebbero portato un profitto di 4.500.000 euro. Le griffe falsificate erano quelle di noti brand quali Gucci, Luis Vuitton, Chanel, Prada, Hermes, Lacoste, Dsquared2, Armani, Tommy Hilfiger e altre, che hanno collaborato aiutando gli esperti anticontraffazione delle case produttrici. Le indagini, durate oltre sei mesi, hanno portato i militari delle fiamme gialle a individuare delle vere e proprie “vetrine virtuali” di operatori specializzati nel mercato delle vendite di abbigliamento online, tra cui un’impresa gestita da due coniugi, S.A. di 43 anni e M.E. di 44 anni, residenti in provincia di Ancona, che vendeva numerosi prodotti di lusso a prezzi concorrenziali, in particolare nella transazione tra il produttore ed il grossista. Tale “negozio virtuale”, riservato solo ad operatori del settore abbigliamento ai quali veniva richiesta la registrazione presso il sito web, era attivo attraverso canali di vendita molto riservati che avvenivano attraverso account di messaggistica. I capi provenivano dall’estero, Turchia, Bulgaria e Repubblica Ceca, giungendo in Italia attraverso corrieri internazionali, poi rivenduti e distribuiti a venditori su tutto il territorio nazionale. Le complesse investigazioni hanno individuato i numerosi punti vendita dislocati in ben dodici regioni del territorio nazionale che acquistavano i prodotti contraffatti presso la ditta marchigiana. L’attività di Polizia Giudiziaria è stata eseguita dalle Fiamme Gialle di Ancona, e successivamente anche dagli altri reparti del corpo dislocati nelle Marche, Lazio, Emilia Romagna, Sicilia, Toscana, Calabria, Sardegna, Campania, Piemonte, Lombardia, Veneto e Abruzzo. Sono stati sequestrati circa 15.000 capi di abbigliamento che avrebbero fruttato oltre 4.500.000 euro, sono stati, pertanto, denunciati a piede libero 35 soggetti, titolari degli esercizi commerciali collegati all’attività illecita, per aver introdotto nel territorio nazionale e commercializzato prodotti contraffatti, reati che prevedono pene complessive fino a dodici anni di reclusione. Emblematica, in grado di ingannare i consumatori, è risultata la scoperta del codice Qr sui falsi capi di abbigliamento delle etichette il quale, scansionato, riporta a un generico sito di vendita, mentre il reale Quick Response Code contiene un codice univoco del prodotto e il link porta l’utente al sito web del titolare del marchio. Nel corso delle perquisizioni eseguite nei confronti dei negozi ubicati tra l’altro a Roma, Milano, Palermo, Torino, Bologna, Rimini, Napoli, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Nuoro e Pisa, sono stati rinvenuti documenti fiscali che falsamente attestavano la provenienza della merce dalle società titolari del marchio.
Articolo pubblicato il giorno 29 Gennaio 2020 - 12:06