Non ci ha meravigliato l’assalto dell’ufficio della Polizia Penitenziaria nel carcere minorile di Nisida. Anche se l’obiettivo era un altro giovanissimo detenuto che avrebbero voluto aggredire e linciare, siamo di fronte alla testimonianza che i minori reclusi prendono ad esempio gli adulti, secondo il più classico degli effetti emulazione, per imporre le loro “regole”.
Ad affermarlo è il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo per il quale “fino a quando sarà consentito a boss ed appartenenti a camorra ed altre organizzazioni criminali di imporre la propria “legge” negli istituti penitenziari, anche i giovanissimi faranno lo stesso. Anzi – aggiunge – i baby criminali si stanno dimostrando, soprattutto a Napoli, più violenti e spietati degli adulti specie perché motivati dalla forte voglia di scalare le gerarchie del clan e di imporsi. E poi gli arresti continui di capi clan o comunque “pezzi grossi” scatenano fuori e dentro il carcere la competizione per affermarsi alla successione.
Il problema centrale, come denunciamo da sempre – dice Di Giacomo – è quello della revisione profonda e seria del sistema della detenzione ancor più per i minori per i quali è generalizzato il ricorso a programmi di reinserimento sociale e lavorativo con l’obiettivo di “redimerli” ad ogni costo. Ci facciamo prendere dal buonismo nei confronti di ragazzi che invece, come accaduto a Nisida, danno prova di ferocia”.
Articolo pubblicato il giorno 14 Gennaio 2020 - 07:08