Benchè detenuto in regime di carcere duro nel penitenziario di massima sicurezza dell’Aquila, l’allora boss Antonio Lo Russo – un tempo a capo dell’omonimo clan attivo a Milano (quartiere della periferia nord di Napoli) e da qualche anno collaboratore di giustizia – e’ riuscito ad aprire un canale diretto con gli affiliati in libertà e a veicolare direttive criminali. Questo secondo la Dia che oggi ha arrestato con l’accusa di corruzione aggravato dalla matrice camorristica, Luigi Cossentino di 45 anni di Ottaviano , in servizio presso il super carcere dell’Aquila in cui sono tutt’oggi reclusi oltre 100 boss della criminalità organizzata e per questo ristretti al regime ‘duro’ del 41bis. Secondo l’accusa l’agente della polizia penitenziaria (posto agli arresti domiciliari) avrebbe portato all’esterno del super carcere i ‘pizzini’ di Lo Russo, che riceveva anche risposte dagli stessi affiliati. Ad incastrare il presunto agente della Polizia Penitenziaria infedele lo stesso Lo Russo (oggi collaboratore di giustizia). Secondo gli uomini della Dia Cossentino avrebbe illegalmente operato tra il giugno e il settembre 2014), ricevendo in cambio la somma di 6mila euro.
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