E’ scomparso, alla veneranda età di 90 anni, lo scorso 17 gennaio, il filosofo e accademico bresciano Emanuele Severino. La morte del luminare, teorico dell’essere (problema preso in considerazione da suoi grandi predecessori quali Parmenide, Platone, Aristotele fino ad Heidegger) e vincitore del Premio Internazionale Friedrich Nietzsche nel1985, ha suscitato dolore e un forte senso commemorazione nelle menti e nei cuori dei suoi seguaci, nonché studiosi della madre delle discipline: la filosofia.
A ricordarlo, con ammirazione e affetto, è il docente di Filosofia e Scienze Umane, Marco Eramo, che per celebrare la sua dipartita, ha espresso un pensiero ricco di spunti di riflessione.
LE PAROLE DI ERAMO – “Eterni sono ogni nostro sentimento e pensiero”. Da questa convinzione Emanuele Severino, conosciuto come l’ideatore del neo-parmenidismo per la sua particolare predilezione verso il problema dell’essere, ha costruito il suo pensiero che ha caratterizzato l’intero panorama filosofico dell’epoca contemporanea. La sua morte ha suscitato tanta tristezza nei cuori di quanti, filosofi, scrittori, poeti e letterati, lo hanno conosciuto e sono stati espressione del suo pensiero. “Personalmente non ho avuto modo di conoscerlo – afferma Marco Eramo -, ma avendo letto molti dei suoi libri e parlato del suo pensiero ai miei alunni è stato, comunque, per me un motivo di piena soddisfazione. In lui ho avuto la sensazione di rivedere la figura di Giordano Bruno, il filosofo rinascimentale del libero pensiero a cui sono particolarmente affezionato. E proprio come Bruno, anche Emanuele Severino ha trascorso momenti turbolenti della sua vita, permeata di conflitti e di contrasti, alcuni più significativi, come quelli contro la Chiesa Cattolica, per la sua ferma convinzione dell’impossibilità dell’esistenza di Dio. La più grande follia che vive l’uomo è la convinzione di credere che tutte le cose, nate dal nulla, dopo la loro temporanea esistenza, ritornano al nulla. E questo per opera di Dio che le chiama all’esistenza. Ma l’ente, in quanto esistente, é totalità di tutto e come tale non puó aver bisogno di altro da sé e, quindi, neppure di Dio. Queste sue idee confutate dal presbitero e teologo Cornelio Fabro hanno decretato la sua netta conciliabilità con la dottrina ufficiale della Chiesa Cattolica. Il pensiero di Severino, alla luce dell’attuale conformismo della mente al pensiero scientifico contemporaneo, è visto come un’aspra critica all’abbandono dei valori della tradizione occidentale, quando questa ha ormai esteso le sue forme dovunque. La radicale distruzione dell’episteme operata dalla filosofia contemporanea e la rapida ascesa della scienza moderna ai vertici del sapere, hanno costruito la nuova volontà di potenza: l’uomo non può ritornare al nulla, sarebbe una follia. Tutto ció che esiste è eterno e tale rimarrà. Se queste sono motivazioni valide per giustificare l’eternità delle cose – conclude -, possiamo senz’altro convincerci che il suo pensiero verrà ricordato per sempre”.
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