L’amministrazione penitenziaria ha disposto il licenziamento dei cinque ispettori trombettisti appartenenti alla banda musicale della Polizia Penitenziaria che lo scorso 27 marzo, a Napoli, suonarono alle cosiddette nozze trash tra il cantante neomelodico siciliano Tony Colombo e Tina Rispoli, la vedova del boss della camorra di Secondigliano, Gaetano Marino detto o’ monkerino, ucciso a Terracina nell’estate del 2012. Secondo quanto si è appreso, con il danno di immagine arrecato dagli ispettori sarebbe venuto meno il rapporto fiduciario con il Corpo della Penitenziaria. La decisione è arrivata a quasi dieci mesi dal matrimonio tra Colombo e la Rispoli. I cinque ispettori della Polizia Penitenziaria, tutti residenti in Campania, erano componenti la Banda Musicale del Corpo, che ha sede a Portici, nella più antica scuola di formazione d’Italia della Penitenziaria. Vennero immortalati in una serie di video, girati dai fan e postati sui social, mentre suonavano la tromba in occasione del pomposo matrimonio tra le strade di Secondigliano. A coinvolgerli, verosimilmente dietro compenso, fu un’agenzia che organizza eventi. Le immagini delle nozze, che ritraevano anche i trombettisti all’opera, divennero subito virali sul web e risultarono determinanti per incastrare gli ispettori a cui qualche giorno dopo le nozze vennero sequestrati gli strumenti e comunicata la sospensione in via cautelativa da parte del Dap che poi avviò gli accertamenti. Le nozze sollevarono un vespaio di polemiche e fatto anche scattare una indagine della Procura Antimafia partenopea, in particolare sul concerto andato in scena il giorno prima (il 26 marzo) in piazza del Plebiscito. Una esibizione registrata nell’apposito ufficio del Comune di Napoli come un flash mob ma, secondo gli investigatori, senza averne le caratteristiche. Il festoso corteo nuziale, con tanto di carrozza bianca trainata da cavalli, quel 27 marzo, bloccò letteralmente il traffico lungo corso Secondigliano. Nei giorni scorsi lo stesso Tony Colombo è stato ascoltato in Procura a napoli nell’ambito dell’inchiesta e prima di lui anche il fratello del sindaco e il comandante dei vigili urbani di Napoli.
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