“Dobbiamo stare attenti ad usare questo momento di tensione in maniera positiva. Se evitiamo di costruire un allarme, creeremo un dialogo con questi giovani, riusciremo a far passare l’idea che ci si può divertire senza correre dei rischi”. A parlare delle dipendenze dall’alcol da parte dei giovani napoletani è Stefano Vecchio, del dipartimento dipendenze dell’Asl di Napoli. Un fenomeno che preoccupa tutti, familiari compresi e che in maniera particolare la notte di Capodanno ha fatto registrare un aumento del numero di ragazzi finiti in coma etilico, e il numero sta continuando ad aumentare.”Ovviamente bisogna curare anche il contesto: se c’è una rete di bar e locali- ha spiegato Vecchio, intervenuto su radioc Crc- che vendono alcol a bassissimo prezzo, è normale che la situazione diventa più complicata. Insieme, operatori, genitori ed insegnanti, dobbiamo trovare un punto di dialogo con questi ragazzini. Vorrei prima comprendere l’estrazione sociale di questi giovani, perché è anche possibile che emulino alcuni comportamenti degli adulti. Non bisogna generalizzare, né tanto meno colpevolizzare i ragazzi. Non dovremmo parlare tanto di dipendenza, ma di abuso. I ragazzi rischiano perché l’eccesso di offerta inventiva questi comportamenti. Siamo ancora in una condizione nella quale possiamo intervenire, cercando di responsabilizzare gli adolescenti, proponendo loro divertimenti alternativi. Abbiamo già attivato una serie di raccordi con tutta l’area dei soggetti interessati, stiamo costruendo un programma per le ultime classi delle scuole, così da poter intervenire su questo fenomeno, evitando che ci siano eccessi di conflitti”.
Di chi è la responsabilità? Sicuramente dei genitori. “Il punto fondamentale deve essere il controllo e la sensibilizzazione. C’è una nuova moda: prima di uscire, devono occupare questo tempo e, quando non girano tra baretti e scuole varie, giocano a carte. Si vedono nelle case giocando a poker con una quantità di soldi sorprendente, arrivando a puntate di 7mila euro. Giocano, bevono e fumano. E’ normale che dove c’è una disponibilità economica agiata, la questione aumenta considerevolmente, mentre in altri quartieri, con altri standard economici, giocano ugualmente, ma con meno soldi. C’è da interrogarsi sulle responsabilità dei genitori”. La giornalista Maria Chiara Aulisio, chiede una sensibilizzazione maggiore contro la vendita di alcolici a minori a Napoli. “I vigili urbani possono andare in questi locali per controllare le licenze e le vendite – aggiunge -. C’è un problema di movida. A via Aniello Falcone ci sono una serie di residenti che non sanno più cosa fare per gestire la situazione sotto le loro case”.
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