Al Teatro Carlo Gesualdo di Avellino, venerdì 31 gennaio e sabato 1 febbraio (ore 21.00), Momix
in “Alice”
Alice nel Paese delle Meraviglie è nata come una favola raccontata alla bambina di dieci anni Alice e alle sue due sorelle nel corso di un’escursione fluviale da un timido professore di matematica dell’era vittoriana che si faceva chiamare Lewis Carroll. Più tardi, Carroll ha trascritto la storia e l’ha fatta illustrare da John Tenniel.
Più di 150 anni dopo, molti dei bambini (e degli adulti) del mondo conoscono Alice e le sue avventure come se le avessero sognate loro stessi.
La “vera Alice” ispirò Lewis Carroll a scrivere per lei la sua fantastica storia di avventure sotterranee quando aveva solo dieci anni. Quella piccola storia, interpretata da Alice stessa come una bambina curiosa in un universo assurdo, è un mondo pieno di fantasia e divertimento.
Non c’è da stupirsi che Moses Pendleton si sia ispirato a Carroll per la sua ultima creazione, anche lui è un creatore di mondi simili a sogni, popolati spesso da creature strane e stravaganti. Non a caso nella versione di Pendleton il corpo di Alice cresce, si restringe e cresce di nuovo; quelli dei ballerini mutano per mezzo di oggetti, corde e corpi di altri ballerini.
“Non intendo raccontare l’intera storia di Alice ‒ dichiara Moses Pendleton ‒ ma usarla come punto di partenza per dare libero sfogo all’invenzione. Sono curioso di vedere cosa succederà, e sto diventando sempre più curioso quanto più conosco Lewis Carroll, che, come me, era un appassionato fotografo. La storia di Alice è piena di immagini e di logica assurda. Prima dell’avvento del surrealismo, esisteva già Alice. “Ask Alice: Chiedilo ad Alice”, cantava Grace Slick in “White Rabbit”, ma diceva anche “feed your head: nutri la tua mente”. “How to Change Your Mind”, di Michael Pollan, sulle sostanze psichedeliche, è già un bestseller.
È quindi comprensibile il perché penso che Alice sia una scelta naturale per MOMIX e un’opportunità per noi di scoprire fin dove arriva la nostra fantasia ‒ continua Pendleton ‒ Con questo spettacolo voglio raggiungere sentieri ancora inesplorati nella fusione di danza, luci, musica, costumi e proiezioni. Vedo Alice come un invito a inventare, a fantasticare, a sovvertire la nostra percezione del mondo, ad aprirsi all’impossibile. Il palcoscenico è il mio narghilè, il mio fungo, la mia tana del coniglio.”
Info 0825771620, 3892932553
Articolo pubblicato il giorno 24 Gennaio 2020 - 11:08

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