Da oggi il ‘gioco’ dovrà portarlo avanti senza di lui. L’ultimo tweet di Kobe Bryant (“continua a portare il gioco avanti. Tanto rispetto, fratello mio”) all’indirizzo di LeBron James, che proprio nella scorsa notte ha superato il ‘Black Mamba’ nella classifica marcatori all-time in Nba, fa un certo effetto se letto a 24 ore di distanza. Perché nel frattempo l’ex stella dei Los Angeles Lakers, ritiratasi nel 2016, si è spenta definitivamente. In una giornata come le altre. Kobe è morto a 41 anni in un incidente in elicottero vicino a Calabasas, in California, a 30 miglia da Los Angeles. Tra le vittime, secondo quanto riporta Tmz, c’è anche la figlia 13enne Gianna Maria, per un totale di 5 persone decedute. Non ci sono sopravvissuti. L’incidente è avvenuto intorno alle 10 del mattino, ora locale, a circa 30 miglia a nord-ovest del centro di Los Angeles. Non si conoscono al momento le cause dell’impatto, ma un testimone ha dichiarato ad AP che a Calabasas il tempo “era molto nebbioso, quindi non abbiamo potuto vedere nulla. Ma poi abbiamo sentito un crepitìo e poi un boom”. Immediato il cordoglio dei più grandi campioni dello sport e non solo. In un mix di tristezza e incredulità. “Ancora non riesco a crederci”, ha scritto su Instagram Usain Bolt. Tra i primi a salutare Kobe c’è anche il suo ‘erede’ LeBron James, attuale stella dei Lakers. “Ricordo una cosa che ha detto: se vuoi essere bravo in questo, o vuoi essere uno dei grandi, devi lavorare. Non c’è nessuna sostituzione per il lavoro – ha evidenziato – Aveva zero difetti dal punto di vista offensivo. Zero. Ti tiravi indietro rispetto a lui, lui poteva tirare da tre. Lo incastravi un po’, poteva aggirarti. Poteva sparare da una distanza media. Poteva giocare nel post. Poteva segnare i tiri liberi. Era semplicemente immortale dal punto di vista offensivo per le sue abilità e la sua etica del lavoro”. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha definito “una notizia terribile” l’incidente che è costato la vita a Bryant e alle altre persone. Bryant però aveva un forte legame con l’Italia, paese in cui ha mosso cestisticamente i primi passi (il padre Joe ha giocato tra Rieti, Pistoia, Reggio Calabria e Reggio Emilia da metà anni ’80) e non a caso tra i primi a dare l’addio a Kobe ci sono molti sportivi nostrani. Non solo legati alla palla a spicchi. “Io non ci voglio credere. Ditemi che non è vero, che non può finire tutto così”, ha scritto su Instagram Federica Pellegrini. “Non ti dimenticheremo mai, giuro mai. Voglio solo piangere, non riesco a crederci! – la reazione di Gianmarco Tamberi – Svegliatemi da questo incubo”. Marco Belinelli, giocatore dei San Antonio Spurs, ha voluto salutare “il mio eroe, non può essere vero…”. Ma Kobe Bryant era un fuoriclasse trasversale con estimatori anche nel mondo del calcio. “Onorato di averti conosciuto. Campione dentro e fuori dal campo!”, l’omaggio di Francesco Totti, a cui ha fatto seguito quello di James Pallotta e di tutta la Roma. “Era una vera icona – osserva il presidente giallorosso – i pensieri vanno alla sua famiglia e alle famiglie di tutte le vittime”. “Non ci sono parole – commenta il Milan, di cui Kobe era tifoso – per esprimere quanto siamo scioccati nell’apprendere la notizia della tragica scomparsa di uno dei più grandi sportivi di tutti i tempi”. Che da oggi non c’è più.
Articolo pubblicato il giorno 26 Gennaio 2020 - 22:56