Una spallata ai clan dei Nebrodi con 94 arresti all’alba di oggi grazie a uninchiesta della direzione distrettuale antimafia di Messina coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia e portata a termine dal Gico della Guardia di finanza e dal Ros dei Carabinieri. Per anni, l’Unione europea ha pagato ai boss siciliani milioni di euro di contributi per lo sviluppo dell’agricoltura su terreni fantasma. E’ una truffa colossale quella venuta fuori dall’inchiesta che ha portato all’emissione di 94 le misure cautelari: 48 finiti in carcere, lo stato maggiore di due storiche cosche della mafia di Tortorici, il cuore del Parco dei Nebrodi, i “Bontempo Scavo” e i “Batanesi”; 46 ai domiciliari, ci sono anche un insospettabile notaio e una decina di dipendenti dei Centri di assistenza agricola.
Erano i complici a mettere a posto ogni pratica che arrivava all’Unione europea. Le aziende legate ai padrini richiedevano i contributi Agea (l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura) dichiarando di avere in affitto particelle di terreni di cui in realtà non disponevano: è bastato scorrere la lista per trovare terreni che appartengono alla Regione, al Demanio, ai Comuni, uno è addirittura all’interno dell’aeroporto palermitano di Boccadifalco, altri sono sparsi per l’Italia. Una truffa clamorosa, sarebbe bastata una semplice verifica per bloccarla, e invece nessuno ha controllato, anzi chi doveva controllare era complice. Così, fra il 2010 e il 2017, l’Unione Europea ha versato 5 milioni di euro a 151 aziende agricole della provincia di Messina in mano ai boss di Tortorici. E alcuni di quei soldi sono finiti anche su conti esteri, segno di una grande capacità organizzativa dei boss.
I fondi razziati sono quelli messi a disposizione dal “Feaga”, il Fondo europeo agricolo di garanzia, e il “Feasr”, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, misure che avrebbero dovuto dare slancio al parco dei Nebrodi, invece si sono trasformate in una grande occasione mancata. Protagonisti di questa storia sono due clan che hanno subito condanne pesanti negli ultimi vent’anni: di recente, alcuni degli esponenti più in vista delle famiglie di Tortorici sono però tornati in libertà, e hanno riorganizzato relazioni e affari. I boss dei Nebrodi hanno da sempre contatti con i mafiosi di Palermo e di Catania. Le indagini hanno documentato nuovi incontri, la mafia più antica della Sicilia si riorganizza. Nel segno della modernità. Grazie a una rete di insospettabili complici. E’ ormai la mafia dei pascoli virtuali.
Articolo pubblicato il giorno 15 Gennaio 2020 - 07:08