Montesarchio. Tre anni. E’ la pena, patteggiata, stabilita dal gip Gelsomina Palmieri per Vincenzo Colavecchia , 58 anni, un imprenditore di Airola, domiciliato a Montesarchio, già noto alle forze dell’ordine, che i carabinieri avevano arrestato il 26 luglio del 2019 per detenzione ai fini di spaccio di 285 grammi di cocaina.
Era in una Smart che i militari avevano fermato, procedendo ad un controllo che aveva consentito di rinvenire, nel cassetto portaoggetti, un piccolo recipiente di plastica con 9 grammi di cocaina. Il passo successivo era stata la perquisizione di un appartamento della società di cui è amministratore, dove erano stati scovati, nascosti in un armadio, due involucri termo-sigillati con il resto della ‘roba’ – secondo gli inquirenti sarebbe stato possibile ottenere 1500 dosi -, quattro bilancini, un apparecchio per confezionare e sigillare le dosi, buste e rotoli di cellophane e la somma di 1400 euro.
Dichiarato in arresto, Colavecchia era finito nel carcere di contrada Capodimonte, che aveva lasciato dopo qualche giorno, al termine dell’udienza di convalida. Quando, comparso dinanzi al gip Loredana Camerlengo, aveva sostenuto che la droga, acquistata tramite una persona di San Felice a Cancello, era solo per uso personale: la scorta da consumare durante le ferie.
Dichiarazioni definite “inverosimili” dalla dottoressa Camerlengo, che lo aveva spedito ai domiciliari, ai quali è ancora sottoposto. Questa mattina l’udienza e la definizione della sua posizione.
Gustavo Gentile
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