“Avevo detto ai nostri ospiti che questa è la città del sole ma ieri pioveva. Ho parlato con il Signore, spiegandogli che avrei fatto una brutta figura…”. Ed e’ un angolo di paradiso Nisida, che ha accolto il maestro Riccardo Muti, accompagnato dai musicisti Jennifer Gunn, Charles Vernon e Gene Pokorny della sua Chicago Symphony orchestra, in visita ai ragazzi dell’Istituto penitenziario minorile napoletano. L’incontro ha preceduto di qualche ora il concerto del San Carlo, prima tappa italiana con la Chicago che dirige da dieci anni. “Volutamente ho portato qui gli strumenti estremi, il più piccolo e acuto e quello più grave, ‘o gruoss e ‘o piccirill'”, scherza in napoletano il maestro presentando l’originale performance ai ragazzi raccolti sul Belvedere in una mattinata di sole. Si parte con ‘Oculus non vidit’ di Carlo Santino, per flauto, trombone e tuba, segue il Concerto in Do minore per due violini di Bach. Ad accogliere gli ospiti e’ stato il direttore Gianluca Guida. “Volevo rincontrarvi e ho voluto con me tre musicisti che, per il loro strumento, sono unanimemente considerati tra i migliori al mondo, non schifezze e caccavelle – dice con ironia Muti – ma il meglio che esiste, affinche’ ricordiate questo momento”. Ad accogliere gli ospiti e’ stato il direttore del carcere Gianluca Guida, che ha raccontato le sue emozioni con un post su Facebook: “Un luogo magico ha fatto da cornice ad un piccolo momento di storia dove ragazzi e maestri, mondo di fuori e mondo di dentro, buoni e cattivi hanno superato ogni separazione generando insieme una atmosfera che e’ vera civilta’. Grazie maestro”. Una ragazza dedica a Muti una poesia, per trattenere la partitura sul leggio Martina offre il suo fermaglio. “Questi ragazzi mi hanno fatto una bellissima impressione” dice il maestro congratulandosi per l’operato dell’Istituto e in particolare per il lavoro per la formazione professionale che svolge l’Istituto. Nel programma di una mattinata ricca di emozioni anche il jazz con ‘I’m Getting Sentimental Over You’, la Sonata in Re minore di Giuseppe Rabboni, e una selezione di colonne sonore da celebri film. Per finire non poteva mancare ‘O sole mio’ arrangiata per flauto, trombone e tuba.
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