Ha debuttato giovedì 23 gennaio il “Don Giovanni”, in scena ancora fino a domenica 2 febbraio al Teatro Tram di Napoli. Lo spettacolo, secondo capitolo del progetto PopOpera – nato da un’idea di Gianmarco Cesario per avvicinare i giovani all’opera lirica attraverso testi resi più attuali e arrangiamenti musicali contemporanei – riprende le ultime 4 repliche da stasera, giovedì 30 gennaio.
Dopo il Barbiere di Siviglia, si arriva così al secondo capitolo di un’ideale Trilogia Sivigliana con un testo che riassume con misura i tre aspetti delle tre principali versioni di questo mito moderno: se Mozart, grazie al libretto di Lorenzo Da Ponte, lo rappresenta come un gaudente “sciupafemmine”, lo spessore che la penna caustica ed anarchica di Moliere ci offre, restituisce il ritratto di un uomo libero e senza freni, un anticipatore della filosofia illuminista, che riesce a sfidare società e benpensanti con provocazioni che vanno ben oltre l’ars amandi del suo prototipo, già raccontato da Tirso de Molina nella sua farsa. A lui si contrappone il suo servitore, Sganarello, maschera utilizzata da Moliere, il cui nome, in questa versione, è però sostituito con quello utilizzato da Da Ponte nel suo libretto, Leporello, che, nella sua similitudine con la lepre, simboleggia la natura vigliacca di quest’uomo, che, più di tutti i personaggi che abitano la storia, incarna una società bigotta e corrotta, che, come dice il protagonista ha reso “l’ipocrisia un vizio alla moda, e tutti i vizi alla moda sono considerati virtù.”
Il “Don Giovanni” di Gianmarco Cesario inizia in sala sulle note di Mozart eseguite dal vivo da Pasquale Ruocco, concertista e compositore diplomato all’accademia Taller Flamenco di Siviglia, con specializzazione al Conservatorio de Musica de Cordoba e un diploma in composizione e direzione d’orchestra al Conservatorio di Siviglia, che per questa innovativa versione dell’opera ha riarrangiato le musiche in chiave flamenco.
Di lì a poco, compaiono sul palco i due protagonisti, Don Giovanni appunto, e Leporello, magistralmente interpretati da Danilo Rovani e Enzo Attanasio. Due personaggi che in questa riscrittura accentuano i loro lati più umani, quello dell’eterna ricerca per l’uno, e dell’infida ipocrisia dell’altro.
Don Giovanni è Danilo Rovani, autore, regista e attore che collabora in teatro, cinema e TV con registi e attori di fama nazionale e internazionale: tra questi, Carlo Battistoni, Gigi Proietti, Gabriele Lavia, Alessandro D’Alatri, Ahmad Douchan, Enrico Oldoini, Mario Martone; accanto a lui, un Leporello interpretato da Enzo Attanasio, anche lui impegnato su set televisivi e cinematografici di respiro nazionale e internazionale (sarà Arnaldo Vezzi ne “Il Commissario Ricciardi” di Alessandro D’Alatri, in uscita nel 2020). A completare la presenza sul palco Diletta Acampora e Luca Lombardi, ciascuno impegnato in più ruoli tutti interpretati con grande maestria, e Denise Capuano, che unisce all’ottima recitazione anche il canto.
Regia e drammaturgia sono di Gianmarco Cesario, ideatore e direttore artistico di numerose rassegne tra cui “I corti della formica”; tra le sue regie più recenti “Edipo Re_O”, “Il barbiere di Siviglia – Pop Opera”, “Sogno di una notte di Metà Estate”, “La Morte e la Fanciulla”.
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