La Corte di appello di Napoli, quarta sezione penale, ha deciso su una maxi inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli relativa a due diverse e distinte associazioni criminale dedite al narcotraffico, confluite in un unico procedimento.A prima associazione era dedita alla diffusione della cocaina operante tra Napoli, Salerno ed il Sudamerica.
La seconda associazione dedita alla trasformazione della pasta di anfetamina operante In Sant’Anastasia, Brusciano ed altri comuni vesuviani.
Secondo l’ipotesi accusatoria a capo delle due associazioni vi sarebbe stato l’incensurato imprenditore Luigi Bruno, ipotesi questa largamente smentita all’esito del giudizio.
Infatti, rispetto alla compagine criminale dedita alla commercializzazione della cocaina, a seguito dell’accoglimento del ricorso per cassazione proposto nell’interesse del capo clan ed a firma dell’avvocato Dario Vannetiello il giudice di primo grado giunse a ritenere proprio inesistente la consorteria.
Viceversa, fu affermata l’esistenza della associazione finalizzata alla commercializzazione delle anfetamine.
A fronte di una richiesta di condanna di anni 20 il Giudice dell’udienza preliminare presso il Tribunale di Napoli, dott. Vincenzo Caputo, irrogò in data 12.07.18 anni 16 e mesi 8 a Bruno Luigi, mentre irrogò pene variabili da anni 8 e mesi 8 ad anni 2 agli altri soggetti coinvolti nell’inchiesta.
Nel corso del giudizio di appello le incolpazioni risultano aver subito un ulteriore decisivo affievolimento, dettagliatamente, la pena di anni 16 e mesi 8 inflitta a Bruno Luigi è stata ridotta ad anni 10.
La Corte ha ridotto le pena in favore anche di altri imputati, tra questi Castaldo Alberto che è passato da anni 8 e mesi 8 ad anni 7; De Falco e ad Esposito Gioacchino che sono passati da anni 8 e mesi 8 ad anni 5; Esposito Giovanni, che è passato da anni 6 e mesi 2 ad anni 4 e mesi 8; Ciccarelli Francesco, che è passato da anni 5 e mesi 4 anni anni 4 e mesi 6
Rideterminate le pene per Garofalo Edoardo, Melisse Vincenzo e Piedepalumbo Giovanni, che hanno “concordato” in appello.
Confermata la condanna la condanna ad anni 2 per Caputo Giuseppe.
Infine, sorprendente e degna di nota è anche una ulteriore statuizione assunta dalla Corte partenopea: nonostante l’intervenuta condanna, i giudici di secondo grado hanno revocato, in accoglimento di una articolata istanza difensiva, la confisca dei beni a suo tempo sequestrati a Bruno Luigi, aventi ad oggetto un immobile, un esercizio commerciale sito in Sant’Anastasia, una polizza vita ed una autovettura.
Articolo pubblicato il giorno 28 Gennaio 2020 - 21:24