Bruciata l’auto di un testimone sulle aste giudiziarie truccate ad Avellino. L’auto era parcheggiata dove abita la persona che convive con il testimone (pochi mesi fa ascoltato dal magistrato della DDA di Napoli Woodcock, tra i titolari dell’inchiesta) quando, all’alba di oggi, alcuni sconosciuti l’avrebbero incendiata. Un’azione probabilmente premeditata (soprattutto per il collegamento con il testimone), anche perché il gesto è stato compiuto in una stradina di periferia. Gli inquirenti preferiscono non sbilanciarsi per proteggere il testimone, ma l’inchiesta va avanti. Questa mattina, davanti al tribunale del Riesame, saranno discussi due ricorsi in merito all’inchiesta nata da quella sul Nuovo Clan Partenio. L’inchiesta della DDA di Napoli ha messo nel mirino 22 indagati, accusati a vario titotlo di: associazione a delinquere, tentata estorsione e tentata turbata libertà degli incanti. I ricorsi, come di norma, vengono avanzati per chiedere eventuali dissequestri disposti, ma anche per permettere agli indagati la visione di tutti gli atti dell’indagine.
L’inchiesta sulle aste giudiziarie è da considerarsi una costola di quella sul Nuovo Clan Partenio, in quanto punterebbe a fare sule su quella che era la motrice economica dell’organizzazione criminale. Infatti, non senza l’ausilio di diversi professionisti (anche custodi giudiziari e consulenti di banca), il gruppo di indagati aveva messo in piedi una serie di attività che abbracciavano l’intero iter previsto per le aste: dall’individuazione del bene alla vendita dello stesso, con minacce prodotte verso gli altri concorrenti. Non è tutto. L’indagine potrebbe presto aprirsi ad altri scenari, in attesa che venga depositata la consulenza tecnica ordinata dalla Procura, incentrata su diversi computer e cellulari.
Gustavo Gentile
Articolo pubblicato il giorno 13 Gennaio 2020 - 10:02