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Chiesto il processo per il 56enne che investì e uccise il centauro Enrico Petrucci

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E’ stata una manovra scriteriata del conducente del furgone che lo ha speronato, facendolo cadere dalla moto e rovinare sull’asfalto, a determinare la tragica morte dell’incolpevole Enrico Petrucci, avvenuta peraltro dopo un’agonia di quasi due mesi. A conclusione delle indagini preliminari sull’incidente costato la vita al sessantaduenne di Napoli, il Pubblico Ministero della Procura partenopea titolare del fascicolo, il dott. Antonio Vergara, ha chiesto il rinvio a giudizio per il reato di omicidio stradale per S. V., 56 anni, di nazionalità ucraina, domiciliato a Volla, ascrivendogli la totale responsabilità del sinistro. E in relazione alla richiesta, il Gup del Tribunale di Napoli Nord, dott. Vincenzo Saladino, ha fissato per il 12 febbraio 2020, alle 9.30, presso il Castello Aragonese di piazza Trieste e Trento, l’udienza preliminare del processo. Un processo da cui si aspettano finalmente giustizia i familiari della vittima che per essere assistiti si sono affidati, tramite l’Area Manager Luigi Cisonna, a Studio 3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini: Petrucci, tra gli altri, ha lasciato la moglie e due figlie.

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L’incidente, rilevato dalla Polizia Stradale di Napoli Nord, è successo il 3 agosto 2018 sul ramo “C” dell’Autostrada del Sole, al km 0+533, nel comune di Casoria, in un tratto autostradale suddiviso in due corsie di unico senso di marcia delimitate da linea di mezzeria continua e con limite di 40 km/h. La dinamica inizialmente era incerta, ma le indagini hanno consentito di appurare come sia stato il Fiat Doblò condotto dall’imputato, che procedeva con direzione di marcia verso l’A1 in carreggiata sud, e che si trovava nella corsia di sinistra, a invadere, in corrispondenza di una curva destrorsa, in fase di rientro da un sorpasso (peraltro non consentito), la corsia di destra, dove stava regolarmente sopraggiungendo la motocicletta Bmw R65 della vittima. Il furgone ha dunque tagliato la strada al centauro, urtando la moto con la parte posteriore destra e facendo rovinare Petrucci a terra.

Una caduta devastante in seguito alla quale il 62enne ha riportato un grave politrauma con un trauma cranico commotivo, frattura della squama del temporale di destra, ematoma subdurale fronto-temporale destro, lacero-contusioni multiple ematiche temporo-polari destre con compressione del sistema ventricolare destro, frattura scomposta della clavicola e del corpo della scapola sinistra, plurime fratture costali a sinistra con enfisema sottocutaneo. Ricoverato nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Carderelli, Petrucci ha lottato disperatamente per settimane tra la vita e la morte, ma il 25 settembre 2018 il suo cuore ha cessato di battere. Nessun dubbio sul fatto che il decesso sia stato diretta conseguenza del sinistro. “La morte – conclude la sua perizia il medico legale, dott. Pasquale Monetti, incaricato dal Sostituto Procuratore di effettuare l’esame autoptico – appare causalmente connessa al grave politrauma da incidente stradale”. Ed è stata causata “da una grave insufficienza multiorgano” determinata dai traumi riportati e delle complicanze subentrate, peraltro, precisa il Ctu, “del tutto indipendenti dal comportamento medico, laddove non si ravvisano elementi di imperizia, imprudenza e/o negligenza nell’operato dei sanitari che si alternarono alla cura del Petrucci al Cardarelli di Napoli”.

Concluse le indagini preliminari, confermato che il decesso è stato dovuto all’incidente e appurate dinamica e responsabilità, il Pm ha quindi chiesto il rinvio a giudizio dell’automobilista, per aver causato il decesso della vittima “per colpa generica consistita in negligenza e imperizia nonché per colpa specifica consistita nella violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale”, avendo invaso la corsia dove procedeva il motociclista e urtato la sua moto. Il tutto con l’aggravante di aver commesso il fatto nella manovra di rientro di un “sorpasso eseguito in corrispondenza di una linea di mezzeria continua”.

Una punto fermo fondamentale non solo dal punto di vista della giustizia penale ma anche per quella in sede civile, per il riconoscimento di un congruo risarcimento ai familiari della vittima, che Studio3A ha già richiesto per conto dei propri assistiti all’Ufficio Centrale Italiano che tratta i sinistri avvenuti un Italia con mezzi coperti, come nel caso specifico il furgone, da compagnie di assicurazionie straniere: a fronte di questo quadro probatorio schiacciante, l’UCI non potrà più esimersi dal dare corso alle legittime richieste.


Articolo pubblicato il giorno 30 Gennaio 2020 - 16:23

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