Truffe con scambi di identità degne di un film di Totò, in cui uno dei complici doveva spacciarsi per un principe arabo e convincere un imprenditore tedesco a versare 280mila euro su un conto corrente. E’ uno dei casi riferiti nell’ordinanza cautelare firmata dal gip di Roma Paola Di Nicola nei confronti di 19 persone accusate di sostituzione di persona, truffa, ricettazione e riciclaggio. Un sistema di truffe, incentrato sui furti di identità con l’obiettivo di rubare i risparmi delle loro vittime e che è stato bloccato dai Carabinieri sotto il coordinamento della Procura di Roma. Al vertice dell’organizzazione c’era Roberto Piacentini, 56 anni, che poteva carpire dati bancari sensibili per compiere le truffe grazie a un suo complice, Domenico Cannavicci, dipendente di Deutsche Bank. C’era poi un cittadino albanese, Nedad Nikolic, che doveva servire a mettere in scena la “fase cinematografica” della truffa, spacciandosi per il Principe Said. I tre, in auto si mettono d’accordo sui dettagli del piano escogitato, come si legge in un’intercettazione del 28 settembre 2016. Piacentini, in auto, istruisce il dipendente bancario suo complice su come presentare Nikolic all’imprenditore tedesco scelto come loro vittima, Stefan Zubcic. “Dici ‘Principe Said, buongiorno’…ossequi de qua e de la’, una volta che tutto quanto, prendi il foglio dell’Iban in mano fai la telefonata”. E Cannavicci lo rassicura di aver capito tutto: “Dopo, prima faccio riempi’ i dati, ci penso io non te sta a preoccupa'”. Piacentini rivela inoltre a un complice che Nikolic aveva intenzione di impossessarsi di 30 chili d’oro che l’imprenditore tedesco teneva depositata in una cassetta di sicurezza in Svizzera. Nella vicenda sono coinvolti anche un vice direttore di un ufficio postale e un avvocato del Foro di Roma con collegamenti internazionali.
E’ uno dei casi riferiti nell’ordinanza cautelare firmata dal gip di Roma Paola Di Nicola nei confronti di 19 persone accusate di sostituzione di persona, truffa, ricettazione e riciclaggio. Un sistema di truffe, incentrato sui furti di identità con l’obiettivo di rubare i risparmi delle loro vittime e che è stato bloccato dai Carabinieri sotto il coordinamento della Procura di Roma.L’indagine è partita dopo l’arresto nel maggio 2016 di due persone di origini campane, trovate in possesso di più di 30 carte plastificate in bianco con banda magnetica, 25 carte d’identità falsificate e numerosi fogli dattiloscritti con i dati completi di carte di credito già emesse. I due nel corso della “settimana lavorativa” dimoravano presso strutture alberghiere della Capitale e viaggiavano a bordo di una potente auto. Gli accertamenti sul materiale rinvenuto hanno consentito di svelare un complesso meccanismo truffaldino attraverso il quale la banda giungeva ad emettere carte di credito ad insaputa dei titolari. Complici del sistema anche un vice direttore di un ufficio postale ed un dipendente di un istituto di credito i quali, utilizzando indebitamente le proprie credenziali d’accesso, estrapolavano agevolmente i dati dei correntisi che venivano messi a disposizione del gruppo criminale. L’associazione aveva perfezionato il proprio operato criminale riuscendo anche ad ottenere il rimborso di buoni postali mediante attestazione di false identità, nonché ad architettare truffe con sceneggiature da film. L’organizzazione sfruttava per le truffe anche le piattaforme di “crowdfunding”, riuscendo ad ottenere donazioni per fantomatici progetti che venivano dirottate sui conti degli indagati. Tra le province di Roma, Napoli e Caserta, sono scattate le perquisizioni nei confronti di altri 9 indagati.
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