Le cause e le modalità di attivazione dei terremoti che periodicamente interessano l’isola nel golfo di Napoli di Ischia sono state svelate da un team internazionale di ricercatori. L’ultimo evento sismico risale al 21 agosto 2017 e ha provocato due morti, ma il fenomeno è molto documentato nei secoli scorsi con conseguenze a volta drammatiche, come nel 1883 quando causo’ oltre 2300 vittime. La comprensione dell’attività sismica ad Ischia è stata da sempre ostacolata dalla natura vulcanica dell’isola che, con caratteristiche estremamente diversificate, complica notevolmente i fattori da considerare. Ischia e’, infatti, uno dei vulcani italiani più complessi, caratterizzato tra l’altro da un impressionante sollevamento di circa un migliaio di metri, a partire da 55 mila anni fa, e da decine di eruzioni più recenti, l’ultima delle quali avvenuta nel 1302. Su impulso anche della Protezione civile, un team internazionale di vulcanologi dell’Istituto nazionale geofisica e vulcanologia e degli atenei Roma Tre e di Ginevra ha unito le competenze in materia di monitoraggio, di modellistica e di comprensione dei processi magmatici nello studio ‘Magma Degassing as a Source of LongTerm Seismicity at Volcanoes: The Ischia Island Case’, pubblicato nella rivista Geophysical Research Letters. Paradossalmente, indica lo studio, e’ proprio la complessa natura vulcanica dell’isola a spiegarne la sismicita’, ma in modo relativamente semplice. Dati di monitoraggio raccolti per decenni mostrano che il forte sollevamento che ha portato all’emersione della cima piu’ alta dell’isola, il Monte Epomeo, e’ attualmente sostituito da un lento e continuo abbassamento. Pertanto, i terremoti osservati a Casamicciola costituiscono episodi di accelerazione di questo abbassamento, innescati dalle stesse strutture sismiche che avevano causato il precedente sollevamento dell’isola. La causa e’ imputabile all’emissione di gas dallo stesso magma che da circa 6000 anni ha prodotto almeno 45 eruzioni, fino all’ultima del 1302. Il degassamento, infatti, diminuisce la pressione nel sistema magmatico superficiale, abbassando di fatto l’isola. I risultati della ricerca non solo permettono di comprendere finalmente l’origine della disastrosa sismicità di Ischia, ma anche di prevedere, attraverso estrapolazioni modellistiche, che il prolungarsi del degassamento del magma possa continuare per almeno diverse centinaia di anni.
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