Rivedere le condanne per otto dei 15 imputati e riesaminare la sentenza assolutoria per altre sei persone imputate nel processo per la morte di 40, tra passeggeri e autista, del bus che precipito’ dal viadotto Acqualonga dell’autostrada A16 Napoli-Canosa il 28 luglio 2013. E’ quanto chiede la procura della Repubblica di Avellino nel ricorso che da oggi in poi sara’ discusso dinanzi alla Corte d’Appello di Napoli, a meno di un anno dalla sentenza di primo grado. Nessun ricorso e’ stato presentato nei confronti di un solo imputato, l’ingegnere Vittorio Saulino, funzionario della Motorizzazione Civile d Napoli, che in primo grado dimostro’ di non aver mai partecipato alla falsificazione dei documenti di revisione del bus precipitato e che l’accesso al sistema informatico della Motorizzazione era avvenuto in sua assenza e in maniera fraudolenta.
Tra le persone assolte i dirigenti di Autostrade per l’Italia e l’ex amministratore delegato di Aspi Giovanni Castellucci, oggi al centro di un contenzioso con il gruppo Atlantia che pochi giorni fa ha bloccato la seconda tranche della liquidazione del top manager, coinvolto anche nell’inchiesta per il crollo del ponte Morandi di Genova. Ad Avellino i pm avevano chiesto una condanna a 10 anni di reclusione, tanto per Castellucci, quanto per tutti gli altri dirigenti, funzionari e addetti alla manutenzione. Il giudice monocratico Luigi Buono, l’11 gennaio scorso condanno’ i dirigenti Nicola Spadavecchia e Gianluca De Franceschi, a 6 anni di reclusione, Michele Renzi, Paolo Berti, Bruno Gerardi e Gianni Marrone, a 5 anni di carcere. Le maggiori responsabilita’ nella morte dei 40 passeggeri del bus, partito da Pozzuoli per una gita alle Terme di Telese e poi un pellegrinaggio a Pietrelcina, sono state attribuite al proprietario del bus Gennaro Lametta, condannato a 12 anni di reclusione e alla funzionaria della Motorizzazione Civile di Napoli Antonietta Ceriola, condannata a 9 anni. Lametta affido’ al fratello Ciro un pullman malandato, privo dei documenti di revisione, e assolutamente non in grado di circolare in sicurezza. E infatti poco prima del viadotto Acqalonga il sistema franante ando’ fuori uso dopo la rottura di un giunto. Il pullman si scontro’ prima con diverse auto e poi tre volte contro la barriera a bordo ponte, fino a sfondarla e precipitare da un’altezza di 25 metri. Antonietta Ceriola, d’accordo con Lametta, falsifico’ la revisione del mezzo, dopo l’incidente, retrodatandola. Ai dirigenti Aspi e’ stata attribuita invece una responsabilita’ nella mancata manutenzione delle barriere.
Articolo pubblicato il giorno 17 Dicembre 2019 - 15:34