Il racconto di una famiglia, di un personaggio pubblico, di individui strappati alla vita. Le loro abitudini, il vezzo e il desiderio di mostrare la propria ricchezza, attraverso il lusso negli arredi e negli oggetti di vita quotidiana. Cosรฌ attraverso la mostra Gli Arredi della Casa di Giuio Polibio, allestita dal 23 dicembre al piano superiore dellโAntiquarium di Pompei, con i numerosi reperti rivenuti nella dimora, ci si immette in quella che doveva essere la vita di una ricca famiglia pompeiana, quella di Giulio Polibio.
Oltre 70 oggetti, tra lucerne, porta lucerne, bruciaprofumi, vasellame per la cottura degli alimenti (pentole per bollire, tegami per friggere, olle per la bollitura di focacce e verdure), coppe per banchetti e bottiglie in vetro, scaldavivande, candelabri, un anello con sigillo in bronzo con il nome di C.IVLI PHILIPPI, forse il vero proprietario della casa, il calco perfetto di un cesto in vimini, un salvadanaio in terracotta, dadi da gioco e altro ancora.
Ma anche il tentativo di dare un aspetto agli abitanti della casa, raccontato attraverso i volti ricostruiti di 3 delle vittime rinvenute. Il viso di una ragazza di meno di 20 anni, agli ultimi mesi di gravidanza al momento dellโeruzione, quello di un uomo adulto tra i 25 e i 35 anni e quello di un uomo anziano, intorno ai 60 anni di etร .
Una ricostruzione facciale, effettuata partendo dai crani dei tre sfortunati, pioneristica per lโepoca in cui fu realizzata (anni โ70). La ricostruzione consistette nellโapplicare sul modello in scala 1.1 del cranio, strati di plastilina dello spessore corrispondente a quello della muscolatura standard. Vennero in seguito effettuate ulteriori indagini sul DNA degli individui, portando a stabilire alcuni legami di parentela.
Gli antropologi fisici Maciej e Renata Henneberg identificarono 13 individui: 3 maschi adulti, 3 femmine adulte, 6 subadulti e un feto negli ultimi mesi di vita intrauterina.
La grande casa di Giulio Polibio, con la sua severa facciata su Via dellโAbbondanza, fu costruita tra il III e il II sec. a.C., con una planimetria unica rispetto a quella della maggior parte delle case presenti a Pompei. La casa รจ legata al nome di Giulio Polibio, un discendente di un liberto della Gens Iulia, la famiglia dellโimperatore Augusto, che appare nelle iscrizioni elettorali dipinte sulla facciata della casa, che lo raccomandano come duoviro della cittร .
Le bellissime pitture in I stile, il pavimento in ciottoli di fiume, lโimpluvio in cocciopesto dellโatrio e la โcollezioneโ di bronzi antichi rinvenuti nel triclinio, erano volutamente ostentate, quasi a far parte di un programma politico con cui Polibio mirava ad entrare nella vecchia classe dirigente pompeiana.
Lโatrio รจ seguito da un ambiente chiuso con una porta dipinta che maschera una porta preesistente, relativa ad una fase precedente della casa. Vicino alla porta si trova un cumulo di calce che testimonia i lavori di restauro in corso al momento dellโeruzione nel 79 d.C. Un peristilio, con alberi da frutto e arbusti, costituiva lโelemento di raccordo tra questa parte della casa e i principali ambienti di rappresentanza come il grande triclinio con affreschi del supplizio di Dirce. Il desiderio del proprietario della casa di mostrare all’ospite la propria ricchezza e raffinatezza si puรฒ notare in alcuni oggetti rinvenuti, che dovevano suscitare stupore nel visitatore: una statua bronzea di Apollo, un cratere con raffigurazioni mitologiche e una grande brocca bronzea greca databile al V secolo a.C., oggetto dโantiquariato.
La facciata della casa fu scavata da Vittorio Spinazzola tra il 1912 e il 1913; lโintera abitazione fu indagata tra il 1964 e il 1970 con un approccio multidisciplinare.
Articolo pubblicato il giorno 21 Dicembre 2019 - 10:04