“La tua elezione è la nostra elezione”. Così le giudici costituzionali Daria de Pretis e Silvana Sciarra, nonché la vicepresidente emerita della Corte Fernanda Contri, hanno salutato la nomina di Marta Cartabia a capo della Consulta. A raccontarlo è la stessa Cartabia, prima donna a raggiungere la quinta carica dello Stato: “Ringrazio la Corte che mi ha dato fiducia compatta, e questo mi sostiene e mi conforta. Ho avuto il sostegno esplicito anche dei vicepresidenti Morelli e Carosi, il loro e’ stato un passo indietro per un passo avanti della nostra democrazia. L’elezione di una donna non è un elemento secondario”. Per questo, la neopresidente della Corte Costituzionale afferma che “si è rotto un vetro di cristallo”, auspica di essere stata “un’apripista”: ricordando le parole della neopremier finlandese Sanna Marin secondo cui “l’eta’ e il sesso non contano”, Cartabia, che, 56enne, e’ anche uno dei presidenti più giovani nella storia della Consulta, spera, “visto che in Italia ancora un po’ contano”, di “poter presto dire che non contano più”.
Il suo nome è circolato più volte in occasione del conferimento di prestigiosi incarichi politico-istituzionali. L’ultima è stata l’estate scorsa quando prima del Conte bis si era parlato di lei come possibile premier di un governo di transizione. Ma a Marta Cartabia, la prima donna presidente della Corte Costituzionale, si era pensato anche come ministro del governo Cottarelli, ipotizzato prima del Conte 1. E in precedenza era entrata anche nel toto-nomine per la presidenza della Repubblica. Giurista cattolica, 56 anni, sposata con tre figli, originaria della provincia di Milano, Marta Cartabia è conosciuta anche fuori dai confini nazionali. Docente di Diritto Costituzionale dal 2008 all’Università Bicocca di Milano, ha assunto sin dall’inizio della sua carriera accademica uno spiccato profilo internazionale. Ha insegnato e fatto attività di ricerca in diversi atenei in Italia e all’estero, anche negli Stati Uniti. E, come esperto, ha fatto parte di organismi europei, come l’Agenzia dei diritti fondamentali della Ue di Vienna. Allieva di Valerio Onida, Cartabia si laurea con lui (che poi diventerà presidente della Corte Costituzionale) nel 1987, all’Università degli studi di Milano, discutendo una tesi sul diritto Costituzionale europeo. Alla CorteCostituzionale arriva nel 2011: è la terza donna dopo Fernanda Contri e Maria Rita Saulle ed è una dei giudici costituzionali piu’ giovani della storia della Consulta. A volerla, a soli 48 anni, e’ il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ne apprezza l’attività di autrice e studiosa particolarmente impegnata sulla tematica dell’integrazione dei sistemi costituzionali europei e nazionali, cosi’ come nella materia dei diritti fondamentali nella loro universalità. Di lei ha grande stima anche l’attuale capo dello Stato: i due condividono l’esperienza di giudici costituzionali per alcuni anni, in cui sono anche vicini di casa, nella foresteria della Consulta. Anni fatti anche di qualche cena insieme in un ristorante romano, “un po’ come studenti fuorisede”, come racconterà poi lei stessa in un’intervista Alla Consulta e’ relatrice di importanti sentenze su questioni controverse e che spaccano l’opinione pubblica. Come quella sui vaccini, con la quale la Corte ha stabilito che l’obbligo di farli non e’ irragionevole, bocciando il ricorso della regione Veneto. O quella sull’Ilva, che dichiaro’ incostituzionale il decreto del 2015 che consentiva la prosecuzione dell’attività di impresa degli stabilimenti, nonostante il sequestro disposto dall’autorità giudiziaria dopo l’infortunio mortale di un lavoratore. Ha sempre conciliato le grandi responsabilità che le sono state attribuite con la famiglia: “penso che questo duplice aspetto della mia vita mi aiuti a mantenere un pizzico di equilibrio”, ha detto in una recente intervista. Ed è riuscita a trovare spazio anche per i suoi tanti hobby. Le piacciono tutte le attività all’aperto, jogging e trekking in testa. E ha una grande passione per la musica. Non solo quella classica, che l’ha resa un’habituè delle prime della Scala. Ma anche quella rock: quando corre con le cuffie nelle orecchie, la carica gliela danno i Beatles e i Metallica.
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