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Il volto di Napoli, Giuseppe Sanmartino con l’inedito altare marmoreo del ‘700 del dottore Mellucci Giorgio

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Si terrà dal 10 al 21 dicembre con vari simposi dell’Italia Meridionale: a Napoli in via degli Zingari e in via Orsi (Vomero), a Benevento in via Mellusi, ad Airola presso la sede dell’associazione Socrates in piazza Tribunali (Borgo Vecchio), a Roma in via Circunvallazione Gianicolense (quartiere Monteverde Nuovo) e a Castel di Sangro.
I relatori di tutti gli incontri che avranno inizio alle ore 18.00, saranno :
– Mauro di Martino criminologo e commercialista esperto di arte contemporanea
– Mattia Amoroso esperto di arti fotografiche e di manoscritti
– Pietro Salzarulo, biologo napoletano esperto della natura e composizione dei materiali lapidei e dei loro annessi come i marmi policromi
– Giuseppe Masi esperto di antichità
– Carmen Pepe esperta di marketing e web specialist
– Michela Ciardiello, fotografa
“Si parlerà della storia dello scultore Giuseppe Sanmartino, della sua grande opera il Cristo velato contrapposta a quella di Matteo Bottiglieri di Capua, di questo inedito altare marmoreo del 1762 (di proprietà del dott. Giorgio Mellucci) e attribuito a Sanmartino, composto di marmi policromi che vanno dal Rosso Lepanto al giallo, nero e bianco Carrara con Ciborio, un paliotto che rappresenta la Beata Vergine con Bambino e due volute unico nel suo genere e soprattutto si parla quasi di un altare Maggiore per le sue dimensioni che vanno oltre i tre metri. Il viaggio di questo altare: da Napoli (via Stella 45) a Santa Maria Capua Vetere. Ma chi era questa aristocratica Famiglia dei Conti Mellucci che possedeva il Palazzo in via Stella 45 a Napoli poco distante dal Palazzo Sannicandro ove il Sanmartino edificò la cappella di famiglia? Viene citato nell’atto notarile del 1795 del Notaio Ascanio Falcone, nel Libro del Granata Francesco nel 1766, nella Storia di Capua.
Di chiara ascendenza vaccariana sono i fregi del gradino più alto, evidente reminiscenza della collaborazione che il Sanmartino ebbe in molte occasioni con Domenico Antonio Vaccaro e con Antonio di Lucca.
E soprattutto se questo fosse l’altare fatto nel 1746 e completato in un secondo momento mentre collaborava con Di Lucca Antonio alla realizzazione di due volute (Archivio Storico del Banco di napoli, Banco del Salvatore, giornale m 1160 del 5 novembre 1746.)
Saranno dei semplici incontri culturali per capire le dinamiche della Napoli del passato tramite un altare di grandissimo pregio.”
Salvatore Gaglione

 

 


Articolo pubblicato il giorno 9 Dicembre 2019 - 10:30



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