Castellammare. Torna di attualità l’affare Cirio e la preoccupazione che la mega speculazione edilizia possa concretizzarsi nonostante le inchieste giudiziarie e gli avvisi di garanzia notificati nei mesi scorsi a imprenditori e politici anche di livello nazionale. Il consigliere comunale di LeU, Tonino Scala ha scritto una lunga e puntuale lettera al primo cittadino stabiese, Gaetano Cimmino in cui fa il punto della situazione chiarisce che forse è il caso di inviare tutti gli atti alla procura della Repubblica di Torre Annunziata:
“Mi rivolgo a lei con una lettera,- scrive Scala al sindaco- invece di utilizzare i normali strumenti a disposizione di un Consigliere Comunale, per rappresentarle l’estremo disagio che provo nel dover constatare che sedi istituzionali come quella del Consiglio sono, da quando è iniziato il suo mandato, svuotate di ogni funzione.
Nei diciotto mesi trascorsi i temi e le emergenze che la città vive, la maggior parte delle volte, tranne i casi in cui l’opposizione riesce a riportare la discussione nel luogo deputato, sono rimasti fuori dall’aula consiliare; e – cosa ancor più grave – le decisioni assunte dal Consiglio vengono diluite nel tempo se non del tutto abbandonate, come nei casi di Fincantieri e di Terme, dell’appalto dei rifiuti, del Piano casa, della condizione dei quartieri, del dissesto idrogeologico, nonché delle azioni da mettere in campo per contrastare la camorra ed ogni forma di illegalità.
Su vicende delicate, come quella che riguarda la Cirio, abbiamo appreso solo a fine novembre dell’esistenza di una atto ricognitivo protocollato il 1 ottobre, atto richiesto fin da luglio dal Consiglio con una mozione. Ciò che più ancora mi appare grave, dopo aver letto l’atto del dirigente all’urbanistica, è che non sia stata assunta nessuna iniziativa da parte sua, o almeno non se ne ha contezza, su almeno due aspetti rilevanti:
• Poiché la puntuale ricostruzione elaborata non solo fa emergere responsabilità amministrative e la necessità di chiarire strani ritardi e dimenticanze nell’assumere le determinazioni necessarie a tutela dell’Ente, ma evidenzia i limiti dell’azione politica e delle stesse gestioni straordinarie, sarebbe stata opportuna l’immediata trasmissione dell’atto ai Magistrati che stanno indagando sulla vicenda come ha riportato la stampa.
• La conclusione cui giunge il dirigente: “si rende necessario procedere con un atto di diffida assegnando un congruo termine per l’adempimento (30 giorni), nonché contestualmente richiedere tutti gli adempimenti indicati nell’istanza di accoglimento del P.d.C”, non solo va nella direzione opposta a quella auspicata dal Consiglio, ma nei fatti riattiva la procedura e la validità del permesso a costruire, invece di prendere atto della sua decadenza.
Sindaco, lei cosa ne pensa?, quando intende discutere in Consiglio di questa vicenda e delle possibili ricadute del piano casa sul nostro territorio?
Mi auguro, auspico, che trascorsi ormai più di sessanta giorni dalla nota in questione chi di dovere abbia attivato la procedura (30 giorni) prevista nell’atto ricognitivo. In mancanza, sarebbe una vicenda di una gravità inaudita.
Nel frattempo le ribadisco la richiesta di trasmettere, senza ulteriore indugio, la relazione del dirigente alla Procura della Repubblica.
La sua intervista sul quotidiano Metropolis del 1 dicembre – oltre ad accrescere le mie preoccupazioni per le affermazioni vaghe su vari temi e ad evidenziare dopo tutti questi mesi un bilancio dell’azione amministrativa davvero insufficiente – allarma per il modo di affrontare un tema delicatissimo come quello legato alle opere a terra di Marina di Stabia. Nel corso dell’intervista lei afferma che “va convocata la conferenza di servizi dove dovrà essere presentato il progetto esecutivo”. Credo, invece, che caso mai il progetto esecutivo andrebbe presentato ai soggetti chiamati ad esprimere un parere – nel nostro caso al Comune – per avviare la necessaria istruttoria, prima dello svolgimento. Quello del Consiglio comunale è, infatti, un parere preventivo obbligatorio prima dello svolgimento della conferenza di servizio
Andiamo oltre.
Dalle sue affermazioni ricavo – speriamo senza forzare il suo pensiero – che lei ritiene il documento di Marina di Stabia, protocollato ormai da quasi tre mesi, non sufficiente, in assenza del progetto esecutivo, per avviare qualsivoglia percorso amministrativo. Si evince che lei sia in attesa, quindi, della presentazione del progetto esecutivo da parte di Marina di Stabia. È un’interpretazione corretta la mia?
Ancora .
Marina di Stabia, sulla base di quanto scrive nel “documento”, ritenendo superate le procedure e gli obblighi sanciti con il contratto d’Area, richiede che si utilizzi la procedura dell’Accordo di Programma. Lei, nella sua qualità di Sindaco e di Responsabile del Contratto d’Area concorda con questa impostazione? Per chiarire questo aspetto assai rilevante le chiedo, indipendentemente da quanto proposto da M. di Stabia, che lei come Sindaco e Responsabile del C. d’Area, insieme con un bilancio sui risultati ottenuti, renda una relazione al Consiglio Comunale, chiarendo se il programma attivato per effetto del contratto d’area sia da considerarsi concluso; ovvero, qualora il Contratto mantenesse ancora una sua validità, ci delucidasse sugli eventuali obblighi che ancora ne deriverebbero per i soggetti beneficiari dei contributi previsti.
Ritengo che sia un atto dovuto alla città, che metterebbe, inoltre, il Consiglio nelle condizioni di poter deliberare sulla base di una informazione certa, completa e ufficiale.
Lei, sempre nell’intervista, sottolinea, senza motivarlo, che il documento presentato proporrebbe una variante “nettamente migliorativa del progetto di Fuksas”, desumo che lei si riferisca a quella approvato in conferenza di servizi nel 2003.
Se cosi fosse, Sindaco, le faccio presente che penso invece che il progetto sia stato migliorato nettamente con la delibera 64 del Consiglio Comunale del 2008 e che, l’attuale ipotesi , con la proposta di inserire la costruzione di case, apporti modifiche peggiorative sia rispetto al 2003 e sia al 2008.
Sono tuttavia contrario a dar vita a una discussione lacerante che non sappia indicare anche soluzioni e alternative, a contrapposizioni che facciano perdere di vista il valore e l’importanza che ha per Castellammare il definitivo decollo di Marina di Stabia con il completamento delle opere a terra, non ultimi gli effetti positivi che ne deriverebbero anche per la creazione di nuovi posti di lavoro.
Credo che si debbano individuare strade concrete e quanto più veloci, tali da sbloccare opere, aprire cantieri, ridare speranza e fiducia alla città che le cose si possono alfine realizzare.
Potrebbe essere utile, in accordo con M. di Stabia e la Regione, selezionare quali opere possono essere autorizzate da subito dal Comune, anche ricorrendo alla variante al Prg laddove non conformi al progetto del 2003 (ad esempio tutto ciò che riguarda il terziario e il ricettivo); e trasferire, invece, nell’accordo di programma tutto quanto – principalmente la costruzione di case, opzione sulla quale riconfermo la nostra opinione contraria – richiede necessariamente una variante al PTR e il voto del Consiglio Regionale.
Questa strada appare l’unica, rispetto al suo generico auspicio, che renderebbe concreta la prospettiva non solo di approvare gli atti necessari in Consiglio, ma di aprire anche i cantieri entro il 2020.
Considero, altresì, necessario, anche in previsione del Puc e sulla base del DOS, aprire un confronto con gli altri soggetti interessati allo sviluppo, con gli operatori che già hanno attività in quell’area, per utilizzare tutte le occasioni (Zes, Grande Pompei), al fine di favorire uno sviluppo coerente e complessivo dell’intero fronte a mare, da Pozzano a Corso A. De Gasperi.
Da ultimo le sottolineo la necessità di una discussione che riguardi il quartiere CMI, una realtà che ha dovuto già subire i disagi dovuti all’insediamento del depuratore compresa la linea fanghi, l’assenza d’interventi strutturali da parte dello stesso IACP, la chiusura di attività produttive che ha avuto come conseguenza di alimentare, con i capannoni dismessi che quasi avvolgono il quartiere, il degrado e la sensazione di abbandono da parte dei residenti. Al centro di una politica di rilancio devono esserci, quindi, come scelta prioritaria il rilancio e il recupero del quartiere; riprendiamo il progetto che aveva vinto il concorso promosso dall’IACP, partiamo da quelle idee per costruire un accordo concreto con gli altri Enti”.
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