Spiacevole episodio venerdì 27 dicembre per una famiglia stabiese. Un uomo è stato colto da malore improvviso, si accascia a terra sbiancato in volto. I parenti chiamano il 118 alle 10.40 circa, chiedendo un intervento da parte di un’ambulanza. L’operatore di turno ha risposto:”L’ambulanza non è disponibile, portatelo con l’auto” e ha chiuso la conversazione . Omettendo di fatto la procedura che prevede una valutazione immediata del livello di gravità della chiamata. Fortunatamente il signore, assistito dalla moglie, infermiera in pensione, si è ripreso e non c’è stato bisogno del trasporto in ospedale. Ovviamente seguiranno esami specifici per capire la natura del malessere. Resta però l’amaro in bocca per il comportamento assunto dall’operatore. Quando si allerta il 118, indipendentemente dalla gravità obiettiva del trauma e delle lesioni, ogni essere umano ha il diritto di essere soccorso, chi opera al centralino dovrebbe essere in primis una persona, una voce amica, con una particolare sensibilità e solidarietà umana nei confronti di chi si trova in una situazione d’emergenza. Una condotta professionale, etica ed umana che in questa vicenda evidentemente manca.
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