“Se Ci Credi” (Goodfellas/Believe), il terzo disco d’inediti dell’irpino Antonio Pignatiello, sarà presentato venerdì 27 dicembre a Lacedonia. L’appuntamento è alle 17,30 presso l’aula didattica del Mavi, il Museo Antropologico Visivo Irpino (Via Tribuni, 61), dove il cantautore racconterà del suo nuovo lavoro discografico pungolato dalle domande dei giornalisti Michele Fumagallo (Il Manifesto – Alias), Rosaria Carifano (Irpiniapost) e Maria Fioretti (Orticalab). Ci sarà anche occasione per guardare i due fortunati videoclip dei singoli che hanno anticipato l’uscita del disco, che al momento si attestano sulle 25mila visualizzazioni, e di ascoltare qualche brano in versione unplugged: chitarra, armonica e voce.
“Se ci credi” è un concept album e racconta il sogno di una generazione precaria, quella degli anni ’80: la crisi dei rapporti, la fuga dei cervelli, lo scricchiolare dei valori morali; un viaggio attraverso dieci canzoni, dieci vite, dieci immagini che si intrecciano su un sentiero di precarietà e insicurezza ma sempre in cerca di una vita migliore e di una “promised land”. Un viaggio nel profondo per provare a raccontare la complessità della vita “Con parole semplici”, per usare le parole di Bukowski.
Diretto e prodotto da Taketo Gohara (sound designer che ha firmato lavori di Vinicio Capossela, Brunori Sas, Marta sui Tubi, Negramaro, Motta, Ministri, Verdena, Mauro Pagani e di tanti altri), l’album si compone di dieci brani. Un disco di grande intensità fatto con pochi strumenti e qualche colore, come quelli della fisarmonica di Roberto Manuzzi, grande jazzista per anni al fianco di Francesco Guccini. Il sound di Pignatiello attinge dal rock americano e riporta ad artisti di riferimento comeBruce Springsteen e Tom Waits.
“Inseguivo un’atmosfera, un paesaggio sonoro in grado di raccontare quel mondo che avevo vissuto durante la mia infanzia – racconta Pignatiello – e che ancora mi portavo addosso; un posto che conservava intatta una parte delle mie impronte… I fantasmi di Se ci credi li avevo frequentati in quelle vecchie strade affamate di sogni e di gioventù. La mia famiglia, i miei amici, Bruce Springsteen, Rolling Stones, Neil Young, Woody Guthrie… i romanzi di Jack Kerouac, Bukowski, Henry Miller, John Fante, Cesare Pavese, Italo Calvino, i racconti di Fernanda Pivano… i film western di Sergio Leone e quelli di fantascienza di Steven Spielberg”.
Articolo pubblicato il giorno 27 Dicembre 2019 - 09:53