Sette anni e mezzo di carcere: è questa la pena inflitta oggi dalla giustizia britannica ai due ragazzi italiani, di 25 e 26 anni, riconosciuti colpevoli il mese scorso a Londra dello stupro di una ragazza consumato il 26 febbraio 2017 in un locale notturno.Si tratta del napoletano F. O. e del bolognese L. C.
Un’infamia festeggiata poi senza ritegno sotto l’occhio di una telecamera di sorveglianza quasi come un’impresa di cui complimentarsi l’un con l’altro. La vicenda risale all’epoca in cui i due, che secondo i media d’oltremanica sono figli di “buona famiglia”, frequentavano corsi postlaurea presso università londinesi.
Teatro del misfatto, un club di Argyll Street, nel cuore di Soho. Al culmine di una notte brava, l’incontro con la vittima, una 23enne descritta dai testimoni come ormai ubriaca e quasi incapace di reggersi in piedi, quindi impossibilitata a difendersi o a esprimere liberamente la propria volontà.
Una preda, insomma, secondo le indagini di Scotland Yard, che il duo aveva abbordato rapidamente, prima di spostarsi nello stanzino in cui risulta essere stato perpetrato il doppio abuso. Tanto brutale che i due pare siano stati visti uscire un quarto d’ora più tardi sorreggendo dai due lati la ragazza, abbandonata in ultimo in un bagno del locale ferita e semi-incosciente.
Gli imputati si sono difesi sostenendo di aver avuto rapporti “consensuali”. Mentre la ragazza ha raccontato ben altro: di essersi risvegliata dolorante e intontita, aiutata da una coppia di francesi, e di aver dovuto far ricorso a un ricovero in ospedale, accompagnata quella notte stessa dalla compagna di appartamento, prima di poter mettere nero su bianco la denuncia di fronte alla polizia.
Fino al verdetto di colpevolezza emesso il 16 ottobre da un giudice della Isleworth Crown Court di Londra, il quale ha fatto suo il rapporto degli investigatori imputando ai due aver “approfittato di una vittima vulnerabile”. Di qui la condanna per violenza sessuale e lesioni gravi. Condanna tradottasi oggi nell’indicazione della pena, secondo la procedura del Common Law anglosassone.
Una pena severa, anche per quel video shock – mostrato durante il processo – con i due inchiodati al di fuori del club subito dopo i fatti a darsi il cinque, ad abbracciarsi e a guardare il filmato dell’aggressione che essi stessi non hanno potuto alla fine non riconoscere di aver girato con un telefonino. La condanna era stata salutata il mese scorso come un atto di giustizia da Rebecca Woodsford, detective di Scotland Yard incaricata del caso.
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