Il reato non c’è assolto perché il fatto non sussiste. Questo il verdetto dei giudici della VI sezione penale della Corte di Appello di Napoli che ha riformato, ieri, la sentenza di condanna di primo grado a 8 anni di reclusione, emessa il 31 gennaio scorso dal Tribunale di Benevento. L’imputato è Giovanni Boccolato di 40 anni, detenuto mondragonese, attualmente rinchiuso nel carcere di Carinola per reati contro il patrimonio. Sta scontando la sua pena lì, ma per quell’abuso fra le mura del carcere è stato assolto. Lui stesso aveva negato ogni circostanza. Era stato accusato da un altro detenuto di due presunti episodi di violenza sessuale: la vittima era il suo compagno di cella nel 2017. Insieme, i due, avrebbero condiviso una stanza nel carcere di Benevento. Ma un errore procedurale nella fase di indagine avrebbe mandato a monte il processo.
La difesa ha dimostrato alla Corte partenopea una serie di presunte incongruenze emerse nel corso dell’istruttoria di primo grado, legate alle dichiarazioni del detenuto-vittima delle attenzioni e dalla documentazione medica acquisita. Per i legali, la lettura di quel carteggio aveva portato alla condanna emessa dai giudici beneventani. La Corte di Appello di Napoli, ieri, dopo una lunga camera di consiglio, valutati tutti gli elementi emersi, tenuto conto delle eccezioni formulate dalle difese (tra l’ altro la mancata trascrizione integrale del verbale d’ incidente probatorio del 7 novembre del 2017), ha riformato la sentenza di primo grado, assolvendo con formula piena il detenuto di Mondragone dai reati.
Articolo pubblicato il giorno 14 Novembre 2019 - 09:46