Catturavano illegalmente uccelli e gli mettevano degli anelli identificativi contraffatti o inidonei, dopodiché li commercializzavano come esemplari da richiamo per la caccia a cacciatori ignari e convinti di acquistare uccelli di allevamento. Sono undici gli indagati nell’ambito dell’operazione anti-bracconaggio Lord of rings, coordinata dalla procura di Spoleto che, coi carabinieri forestali, ha stroncato un’attività dedita al traffico illegale di fauna selvatica, anche particolarmente protetta, che si estendeva in diverse regioni italiane. L’ipotesi di reato vanno dalla frode in commercio, alla ricettazione, fino al maltrattamento di animali, all’uso abusivo di sigilli e la caccia di uccelli con mezzi non consentiti
Bracconaggio e traffico di fauna Una raffica di perquisizioni sono state compiute nelle province di Perugia, Napoli, Caserta, Forlì-Cesena,Vicenza, Belluno, Treviso, Trieste, Gorizia e Roma e hanno portato al sequestro di 2 mila uccelli vivi, la metà privi di anello e liberati immediatamente in natura. Altri 500 uccelli, invece, sono stati ritrovati morti e, secondo gli inquirenti, erano destinati al consumo umano. Rinvenuti anche circa 800 anelli inamovibili, nonché tutta l’attrezzatura necessaria per manometterli e inserirli all’avifauna selvatica, ma anche strumenti che venivano utilizzati per catturare gli uccelli. Nel dettaglio i militari hanno apposto sigilli a 241 reti da uccellagione, dieci richiami elettromagnetici, diverse confezioni di testosterone, utilizzato per migliorare le prestazioni canore degli uccelli. A indagare sul caso sono stati, in particolare, i militari della sezione operativa Antibracconaggio e reati a danno ambientale (Soarda).
Undici indagati e 500 uccelli trovati morti Il numero di uccelli rinvenuti, secondo la procura di Spoleto, evidenzia un business illecito di particolare rilievo, considerato che il valore di mercato di un esemplare da richiamo può raggiungere anche 500 euro. Gli uccelli sequestrati da riabilitare al volo sono stati affidati ai centri di recupero animali selvatici Il Pettirosso di Modena e Il Frullone di Napoli. Particolarmente laboriosa si è rivelata, inoltre, l’attività tecnica, svolta congiuntamente a ornitologi e veterinari resi disponibili dalle associazioni ambientaliste Lipu, Legambiente, Cabs, finalizzata ad accertare l’alterazione degli anelli. La fauna selvatica è qualificata dall’ordinamento giuridico come patrimonio indisponibile dello Stato e, pertanto, la legale detenzione di ciascun esemplare di uccello allevato richiede che venga apposto, al tarso dello stesso, nell’immediatezza della nascita, un anello cilindrico inamovibile considerato sigillo.
Articolo pubblicato il giorno 19 Novembre 2019 - 12:37