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Scafati, Carabinieri recuperano e restituiscono due dipinti

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Il 1° dicembre 2019, alle ore 18:30, a Scafati, all’interno del Santuario della Madonna dei Bagni, alla presenza di Monsignor Giuseppe Giudice, Vescovo della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, del dottor Salvati Cristoforo, Sindaco di Scafati, della dottoressa Francesca Casule, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Salerno ed Avellino, della dottoressa Paola Apuzza, funzionaria della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Salerno ed Avellino, Responsabile dell’Ufficio Cataloghi e Furti, del Capitano Bartolo Taglietti, Comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza e del Tenente Gennaro Vitolo, Comandante della Tenenza Carabinieri di Scafati, si svolgerà la cerimonia di riconsegna al Ministro dei Frati Minori Francescani della Provincia Salernitano-Lucana, Padre Giuseppe Iandiorio, di due dipinti olio su tela, del XVIII secolo, sottratti nel settembre del 1994 dal Santuario della Madonna dei Bagni. Si tratta, nello specifico, di due frammenti raffiguranti puttini, sezionati dalle grandi pale d’altare realizzate in onore di San Pasquale Baylon e San Francesco di Paola.  Il recupero scaturisce all’esito di un controllo amministrativo eseguito all’interno di un esercizio antiquariale di Crotone, che ha portato anche al recupero di altro dipinto oggetto di furto e di opere contraffatte di noto autore contemporaneo. In particolare, nel corso delle attività, venivano fotografati, proprio all’interno dell’esercizio commerciale, una serie di dipinti esposti per la vendita. Di fondamentale importanza per l’individuazione dei preziosi beni è risultata la comparazione delle loro immagini con quelle contenute nella banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, gestita dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, che ne ha confermato la provenienza illecita.  Sottoposti successivamente ad esame diagnostico, con strumentazione e metodologia di indagine di tipo non invasivo, ad opera di restauratori della Soprintendenza di Cosenza e di ricercatori dell’Università degli Studi della Calabria, si evincevano numerose modifiche, ritocchi e tagli che permettevano la riconducibilità – incontrovertibile – alle originarie opere asportate.


Articolo pubblicato il giorno 30 Novembre 2019 - 15:00
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