Nel precedente articolo abbiamo ribattezzato il Turista qualunque. E lo abbiamo chiamato Mister Qualunque. Egli era impegnato in una visita solitaria agli Scavi di Pompei. E lo abbiamo lasciato lì nel Foro, davanti al Tempio di Giove, tra la folla che sciamava senza meta precisa. Anche Mr Qualunque incappa nei numerosi gruppi di turisti intruppati dietro una bandierina colorata che fa da pilota. E’ una bandierina delle guide interpreti che fendono la calca con passo deciso. Anzi da pizzardone visto che la Guida che impugna la bandierina tende ad assurgere al ruolo di vigile urbano, attribuendosi però la precedenza. Ma va così sempre e dappertutto.
Mr Qualunque si scansa quindi e concede la precedenza al gruppo intruppato.
Poi, liberatosi dalla calca, ritorna sui propri passi e si accorge che tra fila per la bigliettazione, fila per il controllo biglietti e la risalita di Porta marina con l’approdo nel Foro civile pompeiano gli è andata via già oltre un’oretta. Mr Qualunque si gira intorno e nota la quasi totale assenza dei lastroni calcarei dal basolato del calpestio del Foro pompeiano.
Egli pensa dunque che nella Pompei antica il Foro civile fosse una sorta di campo di calcio con l’erba consumata dai tacchetti delle scarpe dei calciatori. E si meraviglia dell’assenza di statue celebrative sui piedistalli, a loro volta muti e denudati del rivestimento marmoreo. Allora pensa, sicuro di non sbagliare, che i marmi e le altre cose più preziose saranno certamente nel Museo che si troverà davanti da un momento all’altro. O a fine visita. Nessuno però informa Mr Qualunque che Pompei un Museo non ce l’ha. D’altra parte, se anche glielo dicessero egli non ci crederebbe.
Intanto a Mr Qualunque nessuno ha detto che l’area del Foro pompeiano è stata un sito depredato da subito dopo la eruzione vesuviana. Prima da “fossores”-scavatori romani, poi per secoli più normalmente da scavatori clandestini, alla ricerca di materiale più o meno prezioso da cavare e vendere. Perché anche i marmi un tempo erano considerati materiali preziosi.
Ma mister Qualunque non saprà mai da qualcuno dove siano finiti i rocchi dei fusti calcarei delle tante colonne rimesse su con i mattoni. E dove trovare i lastroni del basolato del foro in pietrame calcareo, i rivestimenti marmorei e i rocchi delle colonne? Qualcuno o qualcosa – un cartello o un segnale Wi FI – gli dovrebbe comunicare che i lastroni del pavimento del foro, i rocchi delle colonne e i marmi erano tutta “roba buona”, anzi buonissima per far calce. Dove? Beh, nella fornace che fino all’Ottocento era appena fuori della Porta Marina. La pezzatura più grossa veniva avviata invece nella “calcara” attiva nella zona del vicino Porto di Torre Annunziata.
La vulgata più diffusa per i turisti intruppati rimane comunque sempre la stessa, stantia di due tre secoli. E’ quella che racconta che “i marmi del foro” siano ancora sepolti in qualche deposito o nelle botteghe di restauro di Pompei antica. E non ancora ritrovati.
Questa vulgata ha il solo pregio di avere resistito bene per un quarto di Millennio dall’inizio degli Scavi pompeiani. Ma è stata una grossa “fake”, per dirla con linguaggio internettiano.
Mr Qualunque intanto nota nel calpestio brullo e polveroso del Foro grosse lastre quadrate regolari che formano il disegno di una corsia da percorrere. Egli quindi si avvia su quella corsia, dietro ai tanti, tantissimi turisti che la percorrono. Nessuno gli dirà che quella passerella pietrosa è stata “dimenticata” là a terra dai tempi di “Suggestioni al Foro”, una manifestazione tenutasi ben oltre una decina d’anni fa.
Il tempo trascorso però ha reso quelle lastre quadrate simili al basolato antico.
E Mr Qualunque le crederà originali. Almeno questa è per lui una sua piccola scoperta personale.! Il nostro si dirige quindi tra la moltitudine di visitatori accalcati davanti a un capannone, brutto anziché no, che sta là di fianco al Tempio di Giove. Sono i Granai del Foro, dove sono stati trasportati “temporaneamente” – però dal 1986, cioè da appena 43 anni (!) – quasi tutti i reperti lapidei e marmorei che prima erano ospitati nell’Antiquarium.
Per gli ori, i preziosi e gli oggetti d’arte ci hanno pensato i ladri a far piazza pulita anni fa.
Mr Qualunque però capisce che quella è di fatto una Sala d’Esposizione dei reperti lapidei pompeiani. Allora lascia la scia dei turisti intruppati e, senza saperlo, calpesta le poche lastre residue del basolato originario. Esse appaiono visibilmente lacerate in superficie dallo scoppio di un paio di bombe d’aereo della seconda guerra mondiale, delle oltre centocinquanta (!) che in più riprese furono sganciate dagli alleati su Pompei. Anche questa è una parte del fascino unico di Pompei. Città morta, ma anche viva. Sempre, nei secoli. E neanche questo Mr Qualunque saprà mai. Nessuno glielo dice.
Meno male però che egli proprio in quel momento intravede il posto di ristoro attraverso l’arco in mattoni che è sul fianco orientale del Tempio di Giove. Un arco onorifico e celebrativo. E’ stato riscoperto ricotruito così, spogliato di tutti i marmi durante la quindicina di secoli della sua sepoltura. Ma Mr Qualunque rimane ignaro dei fatti mentre, pensando all’ Autogrill, gli si illuminano gli occhi. E i suoi piedi impolverati e stanchi già pregustano la sosta. Avviandosi però al Posto di Ristoro Autogrill, Mr Qualunque sfila il proprio telefonino dalla tasca. Lo apre e si accorge che il Wi Fi – della cui esistenza aveva letto da qualche parte – non funziona. E quando funziona balbetta alla grande.
Mr Qualunque pensa: Possibile che sia senza Wi Fi il sito archeologico più visitato in Italia? E poi si consola accorgendosi del fatto che il Wi Fi non funziona per nessuno. Democraticamente. Beh, almeno questa è una sua scoperta personale vera e concreta…
Federico L.I.Federico
(2. continua)
Articolo pubblicato il giorno 3 Novembre 2019 - 20:47