Il calcio gli ha voltato le spalle con accuse infamanti di corruzione ma Michel Platini cerca “nuove avventure” proprio in quel mondo “mafioso” che – nella sua ricostruzione dei fatti – lo ha fatto cadere “vittima di un complotto” per non farlo salire al trono della Fifa e infangare il suo nome (“non potevo chiudere da sospeso”). Dopo aver dimostrato davanti alla giustizia svizzera di non aver percepito illegalmente denaro (e’ stato prosciolto da ogni imputazione nel maggio 2018) e scontata il 9 ottobre scorso la squalifica sportiva di 4 anni, l’ex presidente della Uefa presenta a Milano il suo libro “Il Re a nudo” – in una conferenza introdotta da Elisabetta Sgarbi, presidente di Baldini+Castoldi – ma non rivela nello specifico cosa avra’ intenzione di fare della sua quarta vita – prima giocatore, poi allenatore, infine dirigente -. Con un solo paletto: non tornera’ dove e’ gia’ stato. Da escludere quindi un ritorno alla Juventus (“non si possono vivere due storie d’amore con la stessa persona”), nonostante l’ottimo rapporto con il presidente Andrea Agnelli, con cui ha assistito alla gara contro il Napoli dalle tribune dello Stadium: “Ho ricevuto parecchie proposte, voglio ancora sentirmi utile. Potrei collaborare con lui nella Eca? Tutto e’ possibile, ho ottimi rapporti con lui ma non mi ha mai chiesto un consiglio, nemmeno sulla SuperChampions. Di questa lega se ne parla da 15 anni, e’ normale perche’ chi organizza le manifestazioni ha i soldi”. La Juventus pero’ resta un pensiero fisso per il tre volte Pallone d’Oro: la osserva dalla Francia, la considera “una macchina forte” anche in Europa (“ma per vincere le coppe serve sempre un po’ di fortuna”) e derubrica a “umana” e “normale” la reazione di Cristiano Ronaldo dopo la sostituzione contro il Milan (“era convinto di poter risolvere la partita, non e’ stato un messaggio negativo”). Platini racconta la propria verita’ ma non cerca vendette o rivincite: “Non ho ragioni di essere incazzato, vado in contropiede come con Trapattoni e aspetto il verdetto del mio appello alla Corte Europea dei Diritti Umani. Mi sono sentito pugnalato da qualcuno in questi anni? Famiglia e amici sono rimasti, ho perso solo i cortigiani”. Platini boccia il Var (“non mi piace, la decisione deve essere dell’uomo e non della macchina”), condanna razzismo e omofobia (“un tempo i cori erano spiritosi, non so se e’ giusto fermare le gare o chiudere le curve”) e auspica una riforma della giustizia sportiva: “Non possiamo lasciare che siano le stesse persone ad organizzare e giudicare. Se ti vogliono fare fuori come hanno fatto con me e con altri, ti fanno fuori”. Aspettando, a 64 anni, un’altra occasione, l’ultima.
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