Nove giorni prima della morte del piccolo Giuseppe, ucciso dal patrigno reo confesso Tony Barde, a Cardito, il 27 gennaio scorso, le maestre della scuola della vicina Crispano, frequentata da Giuseppe e dalla sorellina inviarono una nota alla preside nella quale veniva denunciato che la sorellina della piccola vittima si era presentata in classe con un cerotto su un orecchio e tumefazioni sul volto. L’episodio è stato reso noto oggi, nel Tribunale di Napoli, davanti alla Corte di Assise (presidente La Posta) nel corso dell’esame di una delle maestre dell’istituto scolastico di Crispano. Nel documento le maestre specificarono che la piccola, sollecitata dalle insegnanti, aveva riferito che quei segni di violenza sul volto erano frutto delle botte inferte dal patrigno. Dopo la nota le maestre vennero convocate dalla preside, ma il 28 gennaio, quando ormai Giuseppe era già morto. “Non è una madre tutelante e protettiva nei confronti dei figli, sacrificava la tutela dei figli alla relazione con il compagno. Violenze ce ne sono state anche in passato ma lei ha sempre tutelato rapporto con il compagno”. E’ la conclusione a cui è giunto, tra l’altro, il medico Francesco Villa, 66 anni, psichiatra e consulente del Tribunale dei Minorenni di Napoli per conto del quale ha eseguito accertamenti su Valentina Casa e Felice Dorice, rispettivamente madre e padre di Giuseppe. Il medico ha visitato la madre di Giuseppe due volte, alla luce di un incarico conferito lo scorso 11 marzo anche a un altro medico, la psichiatra Esposito . Per il medico il padre di Giuseppe (e di altri due bambine) durante gli incontri ha cercato di presentarsi come un padre amorevole anche se in realta’, ha affermato lo psichiatra rispondendo al presidente La Posta, “è stato un padre assente, nella vita dei bambini”
Davanti alla Corte di Assise di Napoli, però altre due maestre e la dirigente dell’istituto scolastico si sono avvalse della facoltà. Sono imputate, per omessa denuncia, nell’ambito di un procedimento giudiziario nel Tribunale di Napoli Nord collegato al processo sull’omicidio del piccolo Giuseppe, di 7 anni, ucciso. Si tratta delle maestre di Giuseppe e la preside della scuola di Crispano, frequentato della piccola vittima e dalla sorellina.
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