Si é avvalso della facoltà di non rispondere ma ha sostanzialmente confermato le accuse a suo carico in una breve dichiarazione spontanea l’ex parroco di Trentola Ducenta, don Michele Mottola, arrestato qualche giorno fa dalla Polizia, nell’ambito di un’indagine della Procura di Napoli Nord, con l’accusa di molestie sessuali ai danni di una bimba di 12, assidua frequentatrice della sua parrocchia. “Sono pentito di quello che ho fatto, chiedo scusa alla famiglia della ragazzina” ha detto dopo aver deciso di non rispondere alle domande del Gip che giovedì scorso lo ha spedito in galera su richiesta della Procura guidata da Francesco Greco. Don Michele era già stato sospeso dal servizio su decisione del vescovo della Diocesi di Aversa nello scorso mese di maggio, quando era venuta alla luce la vicenda. E’ stata la stessa vittima degli abusi di don Mottola a incastrarlo dopo aver registrato con il telefonino le conversazioni private avute con il sacerdote nella canonica della parrocchia, dove sarebbero avvenute le molestie.
“Non voglio fare apparire don Michele Mottola come una vittima – ha spiegato il difensore del religioso Antimo D’Alterio- ma in questo momento è molto provato perché dieci giorni fa è stato aggredito dal papà della bambina, vittima degli abusi sessuali, sull’asse mediano nel territorio di Napoli. Gli è stato fatto un vero e proprio agguato. Episodio che è stato denunciato alla magistratura. E’ stato speronato con l’auto e aggredito fisicamente. Solo l’intervento di due motociclisti ha evitato il peggio. Basta guardare le foto delle auto che abbiamo conservato per capire la gravità dell’episodio”. “Sul posto sono stati allertati i vigili urbani di Napoli e don Michele è stato pure refertato in ospedale per alcune ferite riportate al volto. Ma al di là di tutto ciò ripeto il mio assistito, don Michele Mottola, già aveva ammesso le sue responsabilità sugli abusi sessuali nei confronti della bambina di 10 anni lo scorso mese di maggio con il vescovo di Aversa Angelo Spinillo che lo aveva subito sospeso dal celebrare messa. Dopo la nuova confessione di oggi, nel corso dell’interrogatorio di garanzia dinanzi al gip Santoro, e le scuse fatte a tutti compresa la famiglia della piccola, ho chiesto una misura meno afflittiva, gli arresti domiciliari presso la sua abitazione a Qualiano , visto che ora si trova detenuto nell’infermeria del carcere di Secondigliano e lo abbiamo visto molto provato”.
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