Il locale di Scafati, dove la passione per la musica e l’arte si sposa con un’atmosfera vivace e spensierata, a partire dalle 19.00 di domenica 10 novembre ridà vita alla sezione dedicata alle arti visive con la mostra di uno scafatese doc.
La narrazione visiva di Mario Acanfora, conta in tutto ventuno opere le quali, attraverso una tecnica mista, intendono destare le coscienze e accompagnarle nella comprensione di eventi ormai quotidiani che erroneamente, anacronisticamente, vengono definiti fenomeno.
Veloci e vorticose sono le notizie con cui ci “bombardano” circa i migranti. La migrazione ci viene propinata, presentata, come un accadimento negativo o comunque un fatto preoccupante e per certi versi inedito. Ma le migrazioni hanno rappresentato, e tutt’ora rappresentano o dovrebbero rappresentare, un aspetto fondamentale e costitutivo e strutturale della specie umana e della sua stessa evoluzione in quanto, modificando le abitudini e l’ambiente, mutano le pressioni selettive presenti e future e quindi si “corre il rischio” di migliorare le condizioni di vita.
“Mare nostrum lacrime, amplexibus” è un racconto artistico la cui trama si fonda proprio sul “movimento” dell’uomo e le sue conseguenze, in qualità di azione necessaria che deriva dall’istinto ramingo dei progenitori.
“Migrare – secondo Acanfora – non è un dato biologico ma un atto esistenziale e politico, il cui diritto (Ius migrandi) deve essere ancora riconosciuto. Migrare vuol dire spostarsi, cambiare luogo, scambiarsi di luogo e l’incontro con gli “altri” è ricchezza: materia prima di quell’energia creativa che è la contaminazione etnica, politica e culturale.”
L’arte da sempre mette al centro della propria missione le contaminazioni culturali in tutte le sue accezioni, attraverso i linguaggi più sperimentali e innovativi e con la capacità di dare voce a fenomeni portatori di cambiamenti profondi e radicali. L’arte è raccontare la realtà in diversi modi; si è interessata della migrazione, del trasferimento di milioni di persone in cerca di futuro e di pace.
Il titolo della personale, “Mare nostrum lacrime, amplexibus”, nasce dalla lettura delle poesie di Erri De Luca da “Solo andata” (un poema tragico che racconta il drammatico viaggio di un gruppo di emigranti clandestini) e dall’esigenza di condividere un progetto urgente e doveroso che ha l’ambizione di raccontare il presente, la storia contemporanea, l’odissea dei migranti e le storie individuali e collettive dei viaggi dei nuovi dannati della Terra. L’allestimento si snoda attraverso due tematiche: il viaggio e l’arrivo, le lacrime e gli abbracci. Le lacrime, versate per quanti sono partiti, partiti e mai arrivati, dispersi o annegati durante il viaggio. Gli abbracci, per quanti ce l’hanno fatta: arrivati nella speranza di un futuro nuovo e migliore, ma che non l’hanno trovato.
“La migrazione non è più un fenomeno, è una costante del nostro tempo che va accettata, compresa e resa umana”- dice Mario Acanfora – che ha saputo fissare a colpi di colore e fil di ferro le emozioni e i sentimenti, le reazioni e i ragionamenti di un desiderio ancestrale come quello del “movimento”.
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